Il boom economico del 1960

Il boom economico è un periodo della storia d’Italia di forte crescita economica e sviluppo tecnologico, compreso tra gli anni Cinquanta e gli anni Settanta del XX secolo. Le nuove logiche geopolitiche della Guerra Fredda contribuirono a far sì che l’Italia  potesse godere, a partire dal 1947, di consistenti aiuti da parte del Piano Marshall, valutabili in circa 1,2 miliardi di dollari dell’epoca.

Si erano poste le basi d’una crescita economica spettacolare, destinata a durare sino alla crisi petrolifera del 1973 e a trasformare il Belpaese, da Paese sottosviluppato ad una delle nazioni più sviluppate dell’intero pianeta. Ad esempio, nei tre anni che intercorsero tra il 1959 ed il 1962, i tassi di incremento del reddito raggiunsero valori da primato: il 6,4%, il 5,8%, il 6,8% e il 6,1%.  Valori tali da ricevere il plauso dello stesso presidente statunitense John F. Kennedy durante una celebre cena col presidente Antonio Segni.

Questa grande espansione economica fu determinata in primo luogo dallo sfruttamento delle opportunità che venivano dalla favorevole congiuntura internazionale. Più che la lungimiranza degli imprenditori italiani ebbero effetto l’incremento vertiginoso del commercio internazionale e il conseguente scambio di manufatti. Il maggiore impulso a questa espansione arrivò proprio da quei settori che avevano raggiunto un livello di sviluppo tecnologico tale da consentire loro di reggere l’ingresso dell’Italia nel Mercato Comune.

Il sistema economico marciava a pieno regime, il reddito nazionale stava crescendo e la gente era rinfrancata dall’incremento dell’occupazione e dei consumi. D’altra parte, all’inizio del 1960 l’Italia si era fregiata di un importante riconoscimento in campo finanziario. Dopo che un giornale inglese aveva definito col termine “miracolo economico” lo sviluppo in atto, una giuria internazionale, interpellata dal “Finacial Times”, aveva  attribuito alla lira l”Oscar” della moneta più salda fra quelle del mondo occidentale.

La prevalente concentrazione industriale e delle condizioni di maggiore produttività agricola e terziaria nel Nord del paese continuava ad alimentare situazioni di forte divario territoriale, cariche di implicazioni sociali ed economiche. Un’importante conseguenza di questo processo fu l’imponente movimento migratorio avutosi negli anni Sessanta e negli anni Settanta. È stato calcolato che nel periodo tra il 1955 e il 1971, quasi 9.150.000 persone siano state coinvolte in migrazioni interregionali; nel quadriennio 1960-1963, il flusso migratorio dal Sud al Nord raggiunse il totale di 800.000 persone all’anno.

Gli anni Sessanta furono teatro di un rimescolamento formidabile della popolazione. La grande espansione fu anche teatro di straordinarie trasformazioni che riguardarono lo stile di vita, il linguaggio e i costumi degli italiani, accompagnati da un deciso aumento del tenore di vita. Nelle case delle famiglie di quanti potevano contare su uno stipendio cominciavano a far ingresso numerosi beni di consumo, come le prime lavatrici e i frigoriferi. Anche le automobili cominciavano a diffondersi sulle strade italiane con le FIAT 500 e le FIAT 600.

Lo sviluppo di quegli anni era accompagnato da un miglioramento generale delle condizioni di vita della popolazione sostenuto dalla crescita dei consumi privati che, tra il 1950 e il 1962, avevano registrato un tasso di sviluppo “di entità mai sperimentata in precedenza”, pari al 4,9% annuo. L’Italia si aprì così ai mercati internazionali.