I Lorpegia

on 8 Marzo 2019 in Gruppi, La Mattonatta

La Mattonella: Gruppi
Informazioni inviate da: Nazzareno Loreti

Il complesso “I Lorpegia” era noto alla fine degli anni ’60 e inizi ’70 a Pordenone.
L’immagine è relativa al 1971 in una esibizione al Teatro Don Bosco, qualche mese prima dello scioglimento del gruppo.

LA MUSICA – CAP. 4

on 22 Luglio 2018 in La Mattonatta, Ricordi

La Mattonella: Ricordi
Informazioni inviate da: Michele Leone

Notevole importanza nella diffusione della musica ha avuto anche l’avvento del cinema sonoro, che ha avuto luogo nel 1927 con la proiezione negli USA del film Il cantante di jazz, interpretato da Al Jolson. Oltre all’ attrazione esercitata dalle immagini, per cui il cinema ha rappresentato a lungo la più diffusa forma d’intrattenimento, l’inserimento dei dialoghi e della musica nelle pellicole, che prima venivano sonorizzate per la parte musicale dall’accompagnamento di gruppi strumentali posizionati nella sala di proiezione, da un lato ha fatto aumentare l’affluenza del pubblico e da un altro ha contribuito a far conoscere agli spettatori nuove canzoni.

A casa la radio era quasi sempre accesa e quando non ero occupato in qualche gioco (più tardi con lo studio) e non veniva trasmessa musica ripiegavo sul giradischi. Inizialmente ricorrevo alla scorta di dischi costituente il patrimonio famigliare, poi, con il benestare (e soprattutto con il finanziamento) degli adulti, cominciai a crearmi un mio assortimento di dischi personali. Per la scelta dei brani prendevo spunto dalla radio, oppure da motivi tratti da qualche
colonna sonora di film (ad esempio Three coins in the fountain di Frank Sinatra – nella versione italiana Tre soldi nella fontana) ma soprattutto da contatti con amici anche loro musicofili, che per fortuna potevo annoverare nella mia cerchia.
All’ epoca la radio trasmetteva per lo più musica melodica italiana che a volte trovavo banale (Papaveri e papere, Casetta in Canada, ecc.) ed addirittura lamentosa (Binario, E la barca tornò sola e così via), ma l’ ascoltavo comunque volentieri. Di quando in quando, raramente, venivano diffuse canzoni straniere; anche queste per lo più vertevano sul genere classico-melodico ma riuscii a scoprire qualche interprete che ne forniva una versione che si discostava dallo standard in voga.

In particolare mi piaceva un quartetto americano di nome The four aces (I quattro assi) che proponeva interpretazioni personalizzate di canzoni classiche, quali Stranger in Paradise (Straniero tra gli Angeli) o Love is a many splendored thing (L’ amore è una cosa meravigliosa) al punto che ne acquistai i dischi. A proposito di quest’ ultima canzone e dei Four aces, diversi anni dopo uscì da parte dei Ricchi e poveri una versione di L’amore è una cosa meravigliosa che assomigliava moltissimo a quella del quartetto americano.

LA MUSICA – CAP. 3

on 15 Luglio 2018 in La Mattonatta, Ricordi

La Mattonella: Ricordi
Informazioni inviate da: Michele Leone

Non passò molto tempo quando facemmo un passo avanti nell’ascolto della musica che era gradita a tutta la famiglia. Un giorno, infatti, papà fece arrivare a casa un nuovo giradischi con la radio incorporata, nonchè anche due raccoglitori contenente dischi a 78 giri con opere liriche complete: Rigoletto di Giuseppe
Verdi, Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni ed I pagliacci di Ruggero Leoncavallo.

Con questi strumenti ho iniziato a coltivare la musica ma, come per qualsiasi altro aspetto della nostra società, l’evoluzione tecnologica ha subito nel tempo un incremento ultrarapido per cui dopo alcuni anni ci dotammo di un giradischi Braun più moderno con la piastra rotante più piccola per supportare i nuovi dischi a 45 giri. Il vinile a 78 giri era ormai obsoleto, sostituito dai single (contenenti due canzoni: lato A e lato B) e dagli extended play (contenenti quattro o cinque/sei canzoni a seconda della loro lunghezza), nonché dai long play a 33 giri che potevano contenere anche più di sei canzoni per lato.
Rifacendomi ad un concetto già espresso, ogni innovazione rappresenta soltanto un passo iniziale che nel tempo (brevissimo in questo caso) si evolve con implementazioni, miglioramenti ed ampliamenti dell’idea iniziale e relativamente alla riproduzione dei suoni si inventò il registratore.
Questo apparecchio consentiva di memorizzare su nastro qualsiasi suono e, grazie ad uno zio anche noi potemmo disporre di uno dei primi modelli di questi strumenti.

In breve le bobine avvolgibili su cui si registrava vennero sostituite dalle musicassette, supporti fonografici a nastro magnetico composte da due bobine racchiuse in un contenitore di materia plastica che raccoglieva il nastro utilizzato per registrare o riprodurre materiale sonoro.

L’originale prodotto venne immesso sul mercato nel 1963 dalla Philips. Anche questo supporto ebbe, però, successo sino agli anni 80/90 per cadere in disuso agli inizi del 2000, sostituita dagli attuali Compact disc (CD).

LA MUSICA – CAP. 2

on 8 Luglio 2018 in La Mattonatta, Ricordi

La Mattonella: Ricordi
Informazioni inviate da: Michele Leone

Nessuna forma d’espressione artistica mi ha procurato, e tutt’ora continua a procurarmi, fortissime sensazioni come la musica. Fin dove riesco ad andare coi ricordi la musica è sempre stata presente nella mia vita, anche se la tecnologia non aveva ancora raggiunto i livelli attuali che consentono di ascoltarla in qualsiasi momento ed utilizzando una gran varietà di mezzi.
Il primo approccio con la musica per me ha avuto luogo grazie alla radio perchè fortunatamente anche nei tempi andati la radio, da poco uscita dai primordi, mandava in onda diverse trasmissioni musicali, sia per quanto riguardava la musica leggera, sia per quella lirico-sinfonica.

L’ offerta, chiaramente, non era paragonabile a quella attuale che puo’ contare su una miriade di emittenti che in maggioranza ne fanno il loro punto di forza, ma ciononostante una buona parte della giornata era comunque vissuta col sottofondo musicale. Anche l’ ambiente famigliare non fu estraneo al nascere di questa mia passione : il fatto che nonna Albina avesse frequentato il conservatorio mi introdusse alla musica classica e, per quanto riguarda la lirica, mi fece avvicinare al mondo wagneriano; la mamma, invece, era orientata alla musica leggera ed alle operette e, per finire, papà era un cultore delle opere italiane, con preferenza per i lavori verdiani. In questo contesto devo, inoltre, riconoscere una certa influenza indiretta del defunto nonno Gianni.
Evidentemente anche a lui piaceva la musica, visto che in casa avevamo un giradischi portatile ed una discreta scorta di dischi in vinile a 78 giri, acquisiti in eredità dall’ avo. Questo giradischi, risalente a parecchi decenni prima, non era logicamente di ultimo modello ma in ogni caso era più moderno dei prototipi del tipo sotto riportato ed immortalato dalla casa discografica La voce del padrone nel suo logo che trovo simpatico ed originale.

Il nostro apparecchio, più recente, non comprendeva l’altoparlante a forma di campanula ma assomigliava ad una valigetta richiudibile col coperchio.

Per farlo funzionare bisognava innanzitutto caricarlo girando la manovella che compare sulla destra. Successivamente per riprodurre i suoni bisognava  innestare nella parte inferiore della testa rotonda posta all’estremità del braccio la puntina, una sorta di chiodo senza testina che si fissava stringendo un’apposita vite.
Intanto si appoggiava il vinile sulla base rotonda del giradischi inserendo il foro centrale del disco nel perno situato al centro della base.
Esaurite le fasi precedenti si avviava l’apparecchio mediante un interruttore, in modo che la base cominciasse a ruotare trascinando a sua volta il disco nel moto rotatorio.
Ormai il sistema era pronto e bastava appoggiare la puntina sulla fascia esterna del vinile sprovvista di solchi ed automaticamente la rotazione faceva arrivare la puntina al primo dei solchi incisi a spirale sul vinile. I suoni contenuti nei solchi venivano quindi emessi dallo strofinio della puntina sul solco e, grazie alla struttura spiroidale, si susseguivano in continuazione sino ad arrivare all’ultimo solco che corrispondeva alla parte finale del brano e del disco.
In un primo periodo non avevamo altri mezzi oltre a questo apparecchio per ascoltare i dischi del nonno che erano parte di un repertorio comprendente diversi valzer, qualche pezzo di musica classica e canzoni da cabaret che, come ho già riportato, contenevano dei doppi sensi che individuammo soltanto in seguito quando diventammo un po’ più grandicelli.

Oltre a questi dischi del nonno c’erano altri risalenti ad un periodo successivo e probabilmente provenienti dai nostri genitori. Tra questi ricordo in particolare un disco che a distanza di tempo non riesco ancora a capacitarmi come fosse arrivato a casa nostra. Ho già accennato al fatto che papà fosse stato tutt’altro che fascista ma tra i vari dischi ce n’ era uno, chiaramente riferibile al regime, che conteneva due canzoni che mi piacevano: La saga di Giarabub (lato A) e La canzone dei sommergibili (lato B), interpretate da Carlo Buti, tenore in voga all’epoca dalla chiara posizione politica. Essendo troppo piccolo non riuscivo a cogliere certi aspetti dei testi ma ciononostante mi sono rimaste impresse al punto che ancora adesso li ricordo per intero, in particolare mi colpivano le parole finali della strofa finale de La saga di Giarabub “…sono morto per la mia terra ma la fine dell’Inghilterra incomincia da Giarabub”, mentre dell’altro brano gradivo moltissimo l’inizio “sfiorano le onde nere nella fitta oscurità, dalle torrette fiere ogni sguardo attento sta …”.

LA MUSICA – CAP. 1

on 1 Luglio 2018 in La Mattonatta, Ricordi

La Mattonella: Ricordi
Informazioni inviate da: Michele Leone

In natura si manifestano suoni e rumori che vengono captati col senso dell’udito, suoni che possono risultare anche piacevoli e l’ingegno umano ha trovato il modo di organizzarli in modo da provare sensazioni profonde, originando così la musica.

Anche la musica, come qualsiasi altra attività umana, si è evoluta nel tempo grazie all’iniziativa di soggetti particolarmente dotati che son partiti dalla constatazione che, sin dai primordi, quasi ogni essere umano trovava piacevoli alcuni suoni riscontrabili in natura. Quindi questi precursori si sono industriati per cercare di riprodurli, arrivando gradualmente a produrne di nuovi.

Col tempo l’essere umano ha scoperto il modo di riprodurre e/o trasformare singoli suoni armonizzandoli tra loro creando così le note che identificano i vari suoni e sono alla base di ogni composizione musicale. In breve, poi, si è passati a scoprire altre componenti essenziali della musica, il ritmo, cioè la durata di ogni singolo suono, scandito principalmente dalle percussioni (tamburi e piatti batterie) e la melodia, successione di suoni armonica, per lo più soave e dolce. Qualsiasi musica non può prescindere da tali componenti, da non tralasciare per poter ottenere un risultato godibile.

Ecco allora che nell’arco di millenni, dal primitivo tam tam (percussioni) si passò al suono dei fiati, tra i quali il flauto risulta essere lo strumento più antico, risalente a circa 35.000 anni fa. Gli strumenti a corda sono senz’ altro più recenti, databili a circa solo oltre 2.200 anni prima di Cristo ed avrebbero avuto origine in Cina, mentre la loro maggior diffusione, nonché evoluzione, ha avuto luogo presso le antiche civiltà greche (lira e cetra).

Notevole impulso all’evoluzione musicale si è verificato nel 1700 in cui hanno avuto inizio la musica classica e lirica, non senza riflessi nella musica popolare che al giorno d’oggi si potrebbe definire musica leggera. Nel secolo successivo compare anche l’operetta che unisce la musica al dialogo alternandoli e trattando prevalentemente temi leggeri, financo comici, ben lontani dalle trame per lo più tragiche delle opere liriche.

THE STHUNKS

on 26 Settembre 2016 in Gruppi, La Mattonatta

La Mattonella: Gruppi
Informazioni inviate da: Mauro De Barba

La storia di questo gruppo vede una evoluzione nel corso degli anni; originariamente la band nasce a Salce, in provincia di Belluno nel 1968 con il nome V.I.P. Nel 1969 anno dei primi giochi della gioventù a roma per festeggiare il capodanno 2 gruppi di ragazzini tra i 14 e 18 anni  si fusero per l’occasione dando vita agli “Shtunks” che per alcuni anni allietarono feste e serate in quel di Salce.
La parola “shtunk” deriva da un modo di dire della periferia di liverpool stava ad identificare un barbone puzzolente che suonava da solo negli angoli più poveri e malfamati diventò poi un personaggio dei fumetti di allora raffigurato con barba e capelli lunghi fino ai piedi che scalzo andava ai concerti, ma nessuno gli stava vicino perchè “He shtunk like a hord of pigs” cioè puzzava come un orda di maiali.

La beatlemania imperversava e la si vede dalle foto.
La prima formazione vedeva:
– Elio Della Vecchia alle chitarre, tastiera, armonica a bocca e voce.
– Roberto Stefani, basso e voce.
– Mauro De Barba, batteria e voce.
– Riccardo Dell’Eva, chitarra solista.
– Sirio De Barba, voce.

Lo studio e il mondo del lavoro fanno sì che questa prima formazione si sgretoli ma dalle sue ceneri nasce una nuova band che porta un nuovo nome.
Era il 1972 e prendendo spunto dallo slang inglese della parola “sthunk” che significa barbone, vagabondo e puzzolente nascono così i “The Sthunks”.

Tra il 1973 fino al 1980 il gruppo spopola nel Veneto con un pezzo inciso e depositato alla SIAE dal titolo “Dolce aurora” con Dino Scaboro come voce solista, Tonino Zampieri al basso, Enrico Cargnel alle tastiere, Piero B. voce e chitarra e infine Mauro De Barba come batterista e voce.

La storia dei The Sthunks non finisce però negli anni ’80 perchè ancor oggi sono attivi con l’aggiunta di Renzo De Biasi alla chitarra solista, membro aggiuntosi recentemente ma che già da allora suonava da dietro le quinte.

I GIOVANI

on 2 Dicembre 2015 in Gruppi, La Mattonatta

La Mattonella: Gruppi
Informazioni inviate da: Fiorenzo Zampieri

i-giovani

Era la seconda metà degli anni ’60 del XX secolo e la gioventù italiana si stava preparando a quello che sarebbe passato alla storia come il “movimento del ’68” il quale propugnava una trasformazione radicale della società attraverso la “contestazione” dell’organizzazione politica e sociale del tempo ritenuta non più idonea ai cambiamenti della società e del costume ormai in atto.

Un ruolo ed un contributo importante allo svolgere di questi eventi fu senz’altro il nuovo modo che adottarono i ragazzi di allora nel fare musica. Infatti fu l’epoca dei cosiddetti “complessi” e dei folk singer, beat e rock, soprattutto inglesi ed americani, che con le loro “canzoni di protesta” influenzarono gli adolescenti di allora spingendoli ad agire nella speranza di realizzare un mondo migliore.

In questo contesto furono migliaia i gruppi musicali che si formarono all’ombra dei miti anglosassoni con lo scopo, oltre che di seguirne le orme, anche con il, spesso illusorio, intento di donare, con le loro canzoni, nuovi stimoli ai loro fans. In questo insieme di complessi si inserisce anche la nascita del gruppo musicale oggetto di questa storia che, seppure con nessuna velleità contestataria, pose nel proprio repertorio i pezzi più significativi dell’epoca che, ovviamente, erano graditissimi ai loro ascoltatori oltre che a se stessi. E’ l’anno 1966 e nasce il nostro gruppo di nome “I Giovani”, formato da ragazzi tutti della “bassa padovana”: – Mario Biscaro, batterista, di Tribano, – Marino Marinello, detto “bicio”, tastiere e chitarra, di Conselve (purtroppo prematuramente scomparso), – Galdino Marcato, chitarra e voce, di Conselve, – Enzo Cavallaro, chitarra e voce, di Conselve, – Fiorenzo (Renzo) Zampieri, chitarra basso, di Bagnoli di Sopra. Praticamente tutti “classe 1951” tranne Mario Biscaro, del 1949, fondatore e manager riconosciuto del gruppo assieme a “bicio” e Galdino.

L’attività musicale del gruppo, seppure protagonista di numerosissime manifestazioni e concerti svoltisi nelle “balere” e nei locali di spettacolo di tutta la provincia, non ebbe lunga durata e si chiuse nel 1969 per una serie di accadimenti (servizio di leva, trasferimenti famigliari, ecc.) che impedirono ad alcuni di noi di proseguire nell’attività musicale.
La nostra strumentazione musicale era quella tipica dei gruppi dell’epoca ed era composta da: Batteria (Hollywood Golden Sound); 1^ e 2^ Chitarra elettrica (Vox e Eko); Basso elettrico (Hofner semiacustico) Tastiera elettronica (Farfisa Mini Compact); Microfoni (Shure); Impianto Voci (Davoli Krundaal) Amplificatori ( n. 3 Davoli 300 watt).

Per concludere una piccola lista dei locali dove ci siamo esibiti (la memoria non ci aiuta a ricordarli tutti): Taverna al Vierus a Marsango – alla Perla a Bagnoli di S. – Taverna da Massimo ad Anguillara V. – alla Stella ad Agna – alla Sirenella a Sottomarina (stagione estiva) – Dancing Centrale ad ad Anguillara V. – al 7° Cielo a Torreglia – ed in varie rassegne musicali nei cinema e teatri locali. Vasto ed apprezzatissimo era il nostro repertorio che proponeva sia canzoni con contenuti alternativi sia canzoni melodiche, tutte però di grande attualità.
(Nella foto I Giovani negli anni ’60: da sinistra a destra, in piedi: Fiorenzo (Renzo), un amico, Marino,Mario; accucciati: Galdino, Enzo)

THE RAGDA

on 30 Novembre 2015 in Gruppi, La Mattonatta

La Mattonella: Gruppi
Informazioni inviate da: Antonio Parisi

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Il gruppo The Ragda si forma nel 1965 dall’iniziativa di un gruppo di amici, tutti nativi di Pontevico (BS).

Il nome è l’acronimo delle iniziali dei componenti della band: Roberto, Antonio, Gino e Gabriele, Domenico, ed una licenza poetica con Emilio.

Dopo un anno di prove il gruppo si esibisce in diverse balere come al “2000” di Ghedi, e poi a Cremona e Piacenza, fino al 1971 anno in cui iniziò la naia.

Nel 1980, Emilio purtroppo rimane vittima di un incidente stradale, evento che colpisce moltissimo il gruppo di amici.

Rimane però il bellissimo ricordo di un gruppo di amici che si sono appassionati e divertiti grazie alla musica.