Il Primo Concerto In Discoteca

on 20 Maggio 2021 in La Mattonatta, Ricordi

La Mattonella: Ricordi
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Ero piccolo, oltre ogni aspettativa, erano gli anni dei concerti “pomeriggio e sera” ed ogni giorno, partivamo da Lido di Camaiore direzione Viareggio, a piedi, perché non avevamo l’età nemmeno per il motorino.

Il Piper, Il Piper 2000 di Viareggio.

Non sapevamo bene chi ci fosse, ma tutti quei ragazzi più grandi di noi, tutte quelle ragazze agghindate come vedevamo solo nella nostra fantasia erano un richiamo irresistibile. Erano belli i ragazze che andavano al Piper.

Il Primo Concerto In Discoteca

Un agosto caldissimo, alle 15, un paio di km da fare a piedi, vestiti con i pantaloni e la camicia buoni, si, perché noi eravamo bagnanti che venivano dalla provincia e non avevamo un gran guardaroba. Pantaloni a zampa di cotone grezzo e camicia aragosta con fiori color burro.

Ma non c’era niente da fare, la cassiera ci respingeva sempre, “troppo piccoli, fate spazio che le persone devono entrare”. Bionda, con i capelli ricci a scopa. La jena, così la aveva soprannominata il mio amico Carlo, non si entrava mai.

Fino a quel 12 di agosto, eh si, perché certe date non ti passano più. Sempre la fila, per arrivare alla porta d’ingresso, che era l’ultimo zero di una insegna enorme Piper 2000.

“Perché non li fai entrare” , disse quel signore con i capelli cotonati, argentati, abbronzato e inguainato in una camicia dal collo alto rosso fuoco, sbottonata fino al terzo bottone.

“Bambini, potete entrare se trovate due maggiorenni che garantiscono per voi”. Nella disperazione eccitata da una irripetibile occasione mi voltai e vidi questa ragazza, erano in tre le ragazze che avevano sentito tutto “Li facciamo entrare noi” disse quella mora con i capelli corti, io avevo il cuore in gola e le 1500 lire così strette nel mio pugno sudato, perfettamente irrigidito fra paura e emozione.

Lasciai le 1500 lire sul piatto di ottone guardando quel signore come un bambino cerca il sole dopo una notte d’insonnia. Una prima tenda, che le ragazze ci tennero scostata, tre passi in un passaggio stretto e corto ed un’altra tenda da scostare, Il Piper.

Sul doppio volume eravamo affacciati sulla pista di fronte al palco e alle spalle avevamo il bar. Fummo ammoniti. Non andate in giro, state qui, vedrete tutto e non vi succederà niente.

Poi con il biglietto ci presero le bibite. Io ero perso, mai avrei pensato di vivere quelle emozioni. Intanto il locale si riempiva, anche alle nostre spalle, sempre di più.

Il DJ Gianni Naso, incastonato sotto il palco, in una specie di navicella spaziale, iniziò a fare ballare i ragazzi, in due tre canzoni il Piper ed il suo ventre erano pieni, fino al punto che dovevo tenere i piedi a paperella per poter restare in posizione al muretto.

Le luci colorate, la musica straniera, i ragazzi jeans e camicia, le ragazze vagamente hippy, un delirio meraviglioso che si avviava lentamente al suo apice.

“Ciao Sono Eddy Ponti” il presentatore del Piper, arrivò anticipato dalle luci che improvvisamente divennero quelle fisse, bianche di posizione, distinguevo solo teste, non c’era più il pavimento.

Poi Eddy Ponti invitò tutti al silenzio, vestiva un kaftano a righe verticali, i capelli lunghi raccolti in una coda e le ciabattine. Lui era un Hippy vero. Chiese un applauso al suo tre, perché disse che eravamo in collegamento diretto con Radio Montecarlo. Al suo tre esplose il Piper, e si spensero le luci, al buio vedevo le spie rosse degli amplificatori e le parti cromate della batteria.

Non ci crederete, ma il cuore mi usciva dal petto. Nessun boato avevo sentito fino a quando la band attaccò Soul Finger e una voce fuori campo gridò fra l’istituzionale e lo sfacciato “Signore e signori, a voi, Mal”.

LA MUSICA – CAP. 4

on 22 Luglio 2018 in La Mattonatta, Ricordi

La Mattonella: Ricordi
Informazioni inviate da: Michele Leone

Notevole importanza nella diffusione della musica ha avuto anche l’avvento del cinema sonoro, che ha avuto luogo nel 1927 con la proiezione negli USA del film Il cantante di jazz, interpretato da Al Jolson. Oltre all’ attrazione esercitata dalle immagini, per cui il cinema ha rappresentato a lungo la più diffusa forma d’intrattenimento, l’inserimento dei dialoghi e della musica nelle pellicole, che prima venivano sonorizzate per la parte musicale dall’accompagnamento di gruppi strumentali posizionati nella sala di proiezione, da un lato ha fatto aumentare l’affluenza del pubblico e da un altro ha contribuito a far conoscere agli spettatori nuove canzoni.

A casa la radio era quasi sempre accesa e quando non ero occupato in qualche gioco (più tardi con lo studio) e non veniva trasmessa musica ripiegavo sul giradischi. Inizialmente ricorrevo alla scorta di dischi costituente il patrimonio famigliare, poi, con il benestare (e soprattutto con il finanziamento) degli adulti, cominciai a crearmi un mio assortimento di dischi personali. Per la scelta dei brani prendevo spunto dalla radio, oppure da motivi tratti da qualche
colonna sonora di film (ad esempio Three coins in the fountain di Frank Sinatra – nella versione italiana Tre soldi nella fontana) ma soprattutto da contatti con amici anche loro musicofili, che per fortuna potevo annoverare nella mia cerchia.
All’ epoca la radio trasmetteva per lo più musica melodica italiana che a volte trovavo banale (Papaveri e papere, Casetta in Canada, ecc.) ed addirittura lamentosa (Binario, E la barca tornò sola e così via), ma l’ ascoltavo comunque volentieri. Di quando in quando, raramente, venivano diffuse canzoni straniere; anche queste per lo più vertevano sul genere classico-melodico ma riuscii a scoprire qualche interprete che ne forniva una versione che si discostava dallo standard in voga.

In particolare mi piaceva un quartetto americano di nome The four aces (I quattro assi) che proponeva interpretazioni personalizzate di canzoni classiche, quali Stranger in Paradise (Straniero tra gli Angeli) o Love is a many splendored thing (L’ amore è una cosa meravigliosa) al punto che ne acquistai i dischi. A proposito di quest’ ultima canzone e dei Four aces, diversi anni dopo uscì da parte dei Ricchi e poveri una versione di L’amore è una cosa meravigliosa che assomigliava moltissimo a quella del quartetto americano.

LA MUSICA – CAP. 3

on 15 Luglio 2018 in La Mattonatta, Ricordi

La Mattonella: Ricordi
Informazioni inviate da: Michele Leone

Non passò molto tempo quando facemmo un passo avanti nell’ascolto della musica che era gradita a tutta la famiglia. Un giorno, infatti, papà fece arrivare a casa un nuovo giradischi con la radio incorporata, nonchè anche due raccoglitori contenente dischi a 78 giri con opere liriche complete: Rigoletto di Giuseppe
Verdi, Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni ed I pagliacci di Ruggero Leoncavallo.

Con questi strumenti ho iniziato a coltivare la musica ma, come per qualsiasi altro aspetto della nostra società, l’evoluzione tecnologica ha subito nel tempo un incremento ultrarapido per cui dopo alcuni anni ci dotammo di un giradischi Braun più moderno con la piastra rotante più piccola per supportare i nuovi dischi a 45 giri. Il vinile a 78 giri era ormai obsoleto, sostituito dai single (contenenti due canzoni: lato A e lato B) e dagli extended play (contenenti quattro o cinque/sei canzoni a seconda della loro lunghezza), nonché dai long play a 33 giri che potevano contenere anche più di sei canzoni per lato.
Rifacendomi ad un concetto già espresso, ogni innovazione rappresenta soltanto un passo iniziale che nel tempo (brevissimo in questo caso) si evolve con implementazioni, miglioramenti ed ampliamenti dell’idea iniziale e relativamente alla riproduzione dei suoni si inventò il registratore.
Questo apparecchio consentiva di memorizzare su nastro qualsiasi suono e, grazie ad uno zio anche noi potemmo disporre di uno dei primi modelli di questi strumenti.

In breve le bobine avvolgibili su cui si registrava vennero sostituite dalle musicassette, supporti fonografici a nastro magnetico composte da due bobine racchiuse in un contenitore di materia plastica che raccoglieva il nastro utilizzato per registrare o riprodurre materiale sonoro.

L’originale prodotto venne immesso sul mercato nel 1963 dalla Philips. Anche questo supporto ebbe, però, successo sino agli anni 80/90 per cadere in disuso agli inizi del 2000, sostituita dagli attuali Compact disc (CD).

LA MUSICA – CAP. 2

on 8 Luglio 2018 in La Mattonatta, Ricordi

La Mattonella: Ricordi
Informazioni inviate da: Michele Leone

Nessuna forma d’espressione artistica mi ha procurato, e tutt’ora continua a procurarmi, fortissime sensazioni come la musica. Fin dove riesco ad andare coi ricordi la musica è sempre stata presente nella mia vita, anche se la tecnologia non aveva ancora raggiunto i livelli attuali che consentono di ascoltarla in qualsiasi momento ed utilizzando una gran varietà di mezzi.
Il primo approccio con la musica per me ha avuto luogo grazie alla radio perchè fortunatamente anche nei tempi andati la radio, da poco uscita dai primordi, mandava in onda diverse trasmissioni musicali, sia per quanto riguardava la musica leggera, sia per quella lirico-sinfonica.

L’ offerta, chiaramente, non era paragonabile a quella attuale che puo’ contare su una miriade di emittenti che in maggioranza ne fanno il loro punto di forza, ma ciononostante una buona parte della giornata era comunque vissuta col sottofondo musicale. Anche l’ ambiente famigliare non fu estraneo al nascere di questa mia passione : il fatto che nonna Albina avesse frequentato il conservatorio mi introdusse alla musica classica e, per quanto riguarda la lirica, mi fece avvicinare al mondo wagneriano; la mamma, invece, era orientata alla musica leggera ed alle operette e, per finire, papà era un cultore delle opere italiane, con preferenza per i lavori verdiani. In questo contesto devo, inoltre, riconoscere una certa influenza indiretta del defunto nonno Gianni.
Evidentemente anche a lui piaceva la musica, visto che in casa avevamo un giradischi portatile ed una discreta scorta di dischi in vinile a 78 giri, acquisiti in eredità dall’ avo. Questo giradischi, risalente a parecchi decenni prima, non era logicamente di ultimo modello ma in ogni caso era più moderno dei prototipi del tipo sotto riportato ed immortalato dalla casa discografica La voce del padrone nel suo logo che trovo simpatico ed originale.

Il nostro apparecchio, più recente, non comprendeva l’altoparlante a forma di campanula ma assomigliava ad una valigetta richiudibile col coperchio.

Per farlo funzionare bisognava innanzitutto caricarlo girando la manovella che compare sulla destra. Successivamente per riprodurre i suoni bisognava  innestare nella parte inferiore della testa rotonda posta all’estremità del braccio la puntina, una sorta di chiodo senza testina che si fissava stringendo un’apposita vite.
Intanto si appoggiava il vinile sulla base rotonda del giradischi inserendo il foro centrale del disco nel perno situato al centro della base.
Esaurite le fasi precedenti si avviava l’apparecchio mediante un interruttore, in modo che la base cominciasse a ruotare trascinando a sua volta il disco nel moto rotatorio.
Ormai il sistema era pronto e bastava appoggiare la puntina sulla fascia esterna del vinile sprovvista di solchi ed automaticamente la rotazione faceva arrivare la puntina al primo dei solchi incisi a spirale sul vinile. I suoni contenuti nei solchi venivano quindi emessi dallo strofinio della puntina sul solco e, grazie alla struttura spiroidale, si susseguivano in continuazione sino ad arrivare all’ultimo solco che corrispondeva alla parte finale del brano e del disco.
In un primo periodo non avevamo altri mezzi oltre a questo apparecchio per ascoltare i dischi del nonno che erano parte di un repertorio comprendente diversi valzer, qualche pezzo di musica classica e canzoni da cabaret che, come ho già riportato, contenevano dei doppi sensi che individuammo soltanto in seguito quando diventammo un po’ più grandicelli.

Oltre a questi dischi del nonno c’erano altri risalenti ad un periodo successivo e probabilmente provenienti dai nostri genitori. Tra questi ricordo in particolare un disco che a distanza di tempo non riesco ancora a capacitarmi come fosse arrivato a casa nostra. Ho già accennato al fatto che papà fosse stato tutt’altro che fascista ma tra i vari dischi ce n’ era uno, chiaramente riferibile al regime, che conteneva due canzoni che mi piacevano: La saga di Giarabub (lato A) e La canzone dei sommergibili (lato B), interpretate da Carlo Buti, tenore in voga all’epoca dalla chiara posizione politica. Essendo troppo piccolo non riuscivo a cogliere certi aspetti dei testi ma ciononostante mi sono rimaste impresse al punto che ancora adesso li ricordo per intero, in particolare mi colpivano le parole finali della strofa finale de La saga di Giarabub “…sono morto per la mia terra ma la fine dell’Inghilterra incomincia da Giarabub”, mentre dell’altro brano gradivo moltissimo l’inizio “sfiorano le onde nere nella fitta oscurità, dalle torrette fiere ogni sguardo attento sta …”.

LA MUSICA – CAP. 1

on 1 Luglio 2018 in La Mattonatta, Ricordi

La Mattonella: Ricordi
Informazioni inviate da: Michele Leone

In natura si manifestano suoni e rumori che vengono captati col senso dell’udito, suoni che possono risultare anche piacevoli e l’ingegno umano ha trovato il modo di organizzarli in modo da provare sensazioni profonde, originando così la musica.

Anche la musica, come qualsiasi altra attività umana, si è evoluta nel tempo grazie all’iniziativa di soggetti particolarmente dotati che son partiti dalla constatazione che, sin dai primordi, quasi ogni essere umano trovava piacevoli alcuni suoni riscontrabili in natura. Quindi questi precursori si sono industriati per cercare di riprodurli, arrivando gradualmente a produrne di nuovi.

Col tempo l’essere umano ha scoperto il modo di riprodurre e/o trasformare singoli suoni armonizzandoli tra loro creando così le note che identificano i vari suoni e sono alla base di ogni composizione musicale. In breve, poi, si è passati a scoprire altre componenti essenziali della musica, il ritmo, cioè la durata di ogni singolo suono, scandito principalmente dalle percussioni (tamburi e piatti batterie) e la melodia, successione di suoni armonica, per lo più soave e dolce. Qualsiasi musica non può prescindere da tali componenti, da non tralasciare per poter ottenere un risultato godibile.

Ecco allora che nell’arco di millenni, dal primitivo tam tam (percussioni) si passò al suono dei fiati, tra i quali il flauto risulta essere lo strumento più antico, risalente a circa 35.000 anni fa. Gli strumenti a corda sono senz’ altro più recenti, databili a circa solo oltre 2.200 anni prima di Cristo ed avrebbero avuto origine in Cina, mentre la loro maggior diffusione, nonché evoluzione, ha avuto luogo presso le antiche civiltà greche (lira e cetra).

Notevole impulso all’evoluzione musicale si è verificato nel 1700 in cui hanno avuto inizio la musica classica e lirica, non senza riflessi nella musica popolare che al giorno d’oggi si potrebbe definire musica leggera. Nel secolo successivo compare anche l’operetta che unisce la musica al dialogo alternandoli e trattando prevalentemente temi leggeri, financo comici, ben lontani dalle trame per lo più tragiche delle opere liriche.

GEFFA – C8

on 22 Ottobre 2014 in La Mattonatta, Ricordi

La Mattonella: Ricordi
Informazioni inviate da: Aldo Corazza – Portogruaro (VE)

Nel 1964 al giornale, a tiratura nazionale, “Tuttomusica tv” aderiscono settimanalmente circa 10 club di tutta Italia con il nome “Greffa (gruppo)”; ogni club da una sua denominazione e il nostro si chiamerà “C8 Greffa Eight Club” (Come gli 8 amici fondatori).
Il giornale settimanalmente dedica circa 4 pagine con foto e recensioni sulle attività dei club.

La sede del C8 è a casa mia, a Pordenone, e oltre ai festini anni ’60, cominciamo a contattare cantanti e complessi per organizzare qualche serata in allegria.
Intanto a fine 1966 il giornale “Tuttomusica tv” viene assorbito dal giornale “Ciao amici” di Milano.

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Tra il 1965 e il 1967 organizziamo più spettacoli con “Sonia e le sorelle” di Firenze, reduci dal Cantagiro e Festival delle rose, i “Pooh” (prima formazione con Valerio Negrini alla batteria, Fogli e Facchinetti) che per l’occasione presentano il loro disco “Brennero” che due giorni dopo presenteranno a Roma al Festival delle rose (nonostante le varie polemiche derivanti dagli attentati di quel periodo in Alto Adige); I Pooh arrivarono da noi con il loro pulmino Wolkswaghen dal Piper di Milano dove avevano suonato la sera prima.
Nel 1967 spettacolo anche con il complesso dei “King” ex di Dino di Verona.
Nel 1967 però il servizio militare, rallenta bruscamente la mia attività amatoriale (e di conseguenza anche del C8) anche se fortunatamente, essendo in caserma a Roma, posso assistere al Piper ai vari spettacoli con gli artisti del periodo.
Rientrato nel 1968, la nostra passione per la musica continua anche se la rivoluzione studentesca e lavorativa di quegli anni cambierà molto il nostro modo di vivere spensierato.
Ad oggi, ho ancora una ricca collezione di dischi, un juke boxe e la passione ancora intatta per quegli anni e per quella musica… ma questa è un’altra storia…

Aldo Corazza

Giovanni

on 6 Giugno 2014 in La Mattonatta, Ricordi

La Mattonella: Ricordi
Informazioni inviate da: Giovanni di Padernello

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ANNI SESSANTA…

Adriano Celentano era la sua passione…
Giuseppe lo imitava anche nel modo di vestire, pantaloni bicolore e quant’altro.

Nella prima sezione lo vediano da bambino con una chitarrina tra le mani: una predestinazione?

Poi lo vediamo protagonista al Cinema Manzoni di Paese al “Festival Delle Rose”.

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Nella seconda sezione in edizione “naja”, lo vediamo con la sua Fender in un night a L’Aquila nella serata in cui si esibivano I CORVI di Angelo Ravasini.

Era l’epoca di “Un Ragazzo di Strada”.

Bacheca dei ricordi anni 60

on 29 Aprile 2014 in La Mattonatta, Ricordi

Giorgio 

1969 – Una estate meravigliosa a Malcesine (Lago di Garda).
Il lago, il paese, gli amici, la musica e … una splendida ragazza.
Altro? No! Questo è già il massimo … il tutto ancora nei miei ricordi.

Quattro ricordi:
Il primo ricordo è al “Grande”(ma … dimenticato) Alighiero Noschese con un 45 in cui imita 14 famosi personaggi del cinema e della televisione. Anno 1968.
Il secondo ricordo è “Una voce dalla Luna” un 45 con le voci di Armstrong, Aldrin, Collins e di Biagi e Zavoli. Anno 1969
Il terzo ricordo è all’indimenticabile “Piccolo Grande Uomo” Renato Rascel. Anno 1960
Il quarto ricordo è rivolto all’unico e leggendario “Tenore dei Tenori” Mario del Monaco con la SUA (scritta appositamente per Lui) canzone: Un amore così grande. Anno 19…76

Blaseotto Francesco – San Michele al Tagliamento (VE)

Allego due fotografie di Massimo Ranieri ad un concerto tenuto a Ronchis di Latisana (UD) nel 1971

Luciana Caradona – Gaggiano (MI)

A metà degli anni 60 c’erano ancora tanti alberi e tanto verde alla periferia di Bari, era una bella consuetudine il lunedì di Pasqua fare un pò di chiasso e divertirsi con poco: un giradischi portatile scassato e tanta voglia di vivere.

Ora ci sono tantissimi palazzi e nuovi quartieri, il verde ormai si è perso per strada.

Con affetto
Luciana Caradonna

ERA 1968

on 29 Aprile 2014 in La Mattonatta, Ricordi

La Mattonella: Ricordi
Informazioni inviate da: Walter Graser

Era il 1968 e ci si divertiva proprio così, in un garage trasformato in “taverna”, con i muri rivestiti dai poster di “GIOVANI”, una rivista settimanale di attualità che includeva all’interno il manifesto di qualche emergenza musicale del momento.
Ci si dava da fare per colorare le lampadine, che sarebbero poi servite per creare la giusta atmosfera, con i risparmi si comperavano le “rele”, cannucce di legno, per nascondere gli imgombri del garage o creare angoli appartati.

Ci si dava da fare per organizzare i “festini”: ritrovo generalmente accordato per la domenica pomeriggio in cui quasi ognuno di noi arrivava con qualcosa: Con pacchi di dischi 45 o 33 giri, con le bibite, altri con pastine ed altri con…..ragazze. I più bravi ballavano i twist e shake, però tutti (chissà perché) sapevano ballare il lento…!
La nostra festa non durava mai più di due o tre ore, perché, specialmente le ragazze, dovevano essere a casa prima dell’ora di cena.

Quelli che potevano avere la moto, magari presa in prestito dal papà, dedicavano molta attenzione agli adesivi da mettere nella carrozzeria o convincendo il genitore che la moto con più colori era più bella. Ovviamente nel rifornimento (fatto sempre dal papy) aggiungevano di nascosto un po’ d’olio di ricino; in questa maniera quando passavano o si fermavano vicino a qualche gruppetto di amici facevano gli indifferenti ed accelerando facevano sentire quall’odore di bruciato tipico di una moto da corsa….. magari era solo un “cinquantino”!!

Arrivò dall’Inghilterra la moda Beat e la prima cosa che molti ragazzi volevano raggiungere era proprio la musica, ma non solo per ascoltarla, bensì per imparare uno strumento ed imitare i big nel miglior modo possibile. Era nel sogno di tutti noi arrivare ad essere “qualcuno” di famoso ed i complessi (ora chiamati band) nascevano come funghi.
Quanto tempo si dedicava per questo!…. trascurando ovviamente la scuola e quant’altro fosse stato per un richiamo diverso (sigh!).
E’ proprio allora che anch’io intrapresi la strada per suonare la chitarra e a far parte di gruppi musicali…..

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Negli anni ’60 nascevano tante novità: meno regole fisse e più trasgressione che fino a quel momento era solo utopia, e qualunque cosa s’inventasse andava bene: io ho scelto la musica, per poi coltivarla con gli anni pur rimanendo sempre vicino all’attualità.

Nella foto sono con il mio amico Adriano (poi diventato mio cognato….) con il quale ho condiviso i primi anni di esperienza musicale (io sono quello con l’abito rosso).

Che sia stato proprio così tanta la mia passione? Fatto sta che ora mi ritrovo ad essere anche il sosia di Antonello Venditti ed insieme a lui vi mando il nostro messaggio: i “figli dei fiori” ringraziano e salutano tutti voi di Radio Birikina!