Musica e solidarietà per i 30 anni di Radio Birikina

on 4 Settembre 2019 in Radio News

Nemmeno la pioggia ha fermato le numerose persone accorse sabato 24 agosto in Piazza Giorgione a Castelfranco Veneto per festeggiare i trent’anni di questa storica emittente. Una notte magica con numerosi artisti che hanno fatto la storia della musica italiana tra cui Fausto Leali, Ivana Spagna, Paolo Vallesi, Andrea Mingardi, Franco dei Califfi, Giuliano Dei Notturni e Leano Morelli; a fianco dei Big, giovani ed impattanti protagonisti dei talent show televisivi degli ultimi anni: Pierdavide Carone e i Dear Jack, Virginio ed Elya.

Una serata rigorosamente live grazie alla musica e agli accompagnamenti dell’Orchestra Ritmico Sinfonica Italiana capitanata da Diego Basso.

A condurre gli spettatori in questo viaggio musicale dagli anni ’60 ad oggi, la bella e talentuosa Luisa Corna e l’editore di Radio Birikina e di altre sei radio, Roberto Zanella.

Musica, emozioni indescrivibili e solidarietà: da sempre l’emittente castellana è legata alla Fondazione Città della Speranza, l’ospedale pediatrico di Padova che negli anni ha permesso a giovani e spesso promettenti ricercatori di spendere le loro competenze per migliorare i tassi di guarigione delle malattie infantili.

Nella serata del 24 agosto la generosità del pubblico ha portato alla raccolta di ben 6.300€.

Il 10 Luglio 1989 è nata Radio Birikina; un grazie va al meraviglioso pubblico che sostiene questa realtà da 30 anni, a chi è accorso per festeggiare e conoscere da vicino chi lavora quotidianamente per regalare spensieratezza, ricordi ed emozioni e a chi ha contribuito, con una piccola offerta, a dare un futuro a tanti bambini malati.

30 anni di Radio Birikina

on 5 Febbraio 2019 in Radio News

Trent’anni di acque passate sotto i ponti. E’ un fiume infinito, di canzoni, di voci di ascoltatori, di ricordi associati a momenti della vita di ciascuno. Radio Birikina taglia il traguardo importante dei trent’anni di musica ed eventi. Sì, perché la storia di questa radio è un intreccio continuo di storie, che va ben oltre la canzone ascoltata in macchina, in negozio, nel laboratorio o mentre si sbrigano le faccende domestiche. La storia di Radio Birikina comincia nel 1989, con una K per distinguerne il nome e il logo. Ancor oggi è la radio del popolo, delle voci della gente. Chiedendo a chiunque cos’è Birikina, la risposta sarebbe “è la radio con le voci degli ascoltatori”. Ogni richiesta, ogni dedica, da tre decenni viene fatta direttamente dalle persone. Ne senti gli accenti, bresciano ed emiliano, veneto e romagnolo, giuliano o friulano. Bello. Birikina è da sempre il tempio degli anni sessanta ma tiene il tempo con le grandi hit del momento. Fa giocare e premia gli ascoltatori, li porta ai concerti e ai meet’n’great, informa con puntuali aggiornamenti su cronaca, traffico e meteo, incontra i fedelissimi alle cene, ai pranzi, nelle crociere e nella vacanze nei luoghi esotici. E poi ci sono i grandi eventi di cui la radio è stata ed è promotrice: dal Festival Show, nato nel 2000, ai concerti in puro stile anni sessanta come Ieri Oggi & Sempre, fino alle serate nei locali e nelle piazze. Musica, certo, ma soprattutto voglia di stare insieme, di condividere qualche ora in sana allegria. In fondo, quando si entra nel mondo di Birikina, come dice il suo claim più recente, si sta bene perché tutto diventa ‘no problem’. Che poi è la filosofia dell’editore: “E’ un traguardo importante – dichiara Roberto Zanella – per la nostra azienda e per tutti coloro che negli anni hanno lavorato con noi. E in questo momento non posso che ringraziare tutti i miei collaboratori che giorno per giorno rendono speciale e unica Radio Birikina, gli inserzionisti che hanno affidato la loro immagine aziendale alla capacità comunicativa di questa emittente e infine a tutti gli ascoltatori, appassionati di buona musica che ne sono l’anima vivace”.

Ma, come per tutte le cose, trent’anni significano anche evoluzione. Ecco dunque che Birikina comunica e diventa ‘family’ grazie ai social e agli ascoltatori che, ancora una volta, sono protagonisti di queste piattaforme.

Da due anni, poi, c’è anche Birikina TV. L’alter ego della radio che aggiunge al fascino della canzone di sempre anche le immagini dei videoclip.

Chissà come festeggeremo fra altri trent’anni? Intanto, godiamoci questa Radio Birikina. Buon compleanno!

RADIO BIRIKINA E LA SOLIDARIETÀ

on 14 Marzo 2016 in Radio News

Nei precedenti articoli abbiamo cercato di raccontare i colori, i suoni, i mutamenti di una radio e di un paese. Tra tante storie di canzoni e di vacanze al mare sulla seicento che assomigliava ad una scatola di sardine, tra i twist improvvisati sulla spiaggia che perdere lo scoobidoo era un attimo, e i mangiadischi che, a volte, i dischi li mangiavano davvero. E’ il mondo di Radio Birikina, è un’opera omnia che riunisce ricordi, emozioni, nostalgie e tante belle storie. Come quella che vi stiamo per raccontare. E’ una bella storia perché è stata scritta da milioni di persone, gli ascoltatori della radio e chi, per mezzo loro, ha scoperto quanto alto sia il valore della solidarietà. Ci piace immaginare un formicaio dove, ogni animaletto, porta la sua briciola. Dopo decenni, quel piccolo accumulo iniziale di briciole, diventerà un grattacielo. Come lo è, oggi, il più grande istituto di ricerca europeo dedicato allo studio delle neoplasie dei bambini e, più in generale, di tutte le patologie che colpiscono i più piccoli. E’ la fondazione Città della Speranza cui Radio Birikina e le correlate del gruppo, Bella&Monella, Piterpan, Marilù, Gelosa e Sorrriso, è legata a doppio filo da sempre. Ma vediamo come è nata e come si è evoluta questa straordinaria favola.

C’erano una volta a Padova, oppure potremo dire il 16 dicembre 1994, tre uomini e un luminare della medicina che volevano ricordare un bambino scomparso a causa della leucemia. Massimo era un simbolo, l’obiettivo era molto più ambizioso: debellare la malattia per sempre. Per fare questo, però, servivano soldi e un nuovo, moderno reparto di oncoematologia pediatrica. Quello esistente non poteva più ospitare dignitosamente i bambini ammalati e i loro familiari.

Radio Birikina e Città della Speranza

I nostri quattro eroi silenziosi non persero tempo e coinvolsero imprese e cittadini nella raccolta del capitale necessario a costruire la nuova struttura, che fu inaugurata nel 1996. Era nata la “Città della Speranza”. Il concetto, ispirato ad una realtà statunitense, la “City of Hope”, consisteva nella semplice idea che anche i bambini ammalati potessero vivere la quotidianità in una città felice e capace di dare speranza al loro futuro, il tutto con trasparenza e concretezza nella gestione della risorse. Nacque un reparto all’avanguardia che migliorò, non di poco, il modus operandi dei medici. Dopo il primo passo, se le gambe tengono, si cammina davvero. E il secondo step non tardò ad arrivare. Dopo aver realizzato la clinica di oncoematologia pediatrica di Padova, la fondazione, nel 1998, costruì un nuovo day hospital e vari laboratori di ricerca. Nel 2003 fu la vernice per il pronto soccorso pediatrico. Passano sedici anni e, finalmente, l’8 giugno 2012, viene inaugurata la nuova, grande opera: l’Istituto di Ricerca Pediatrica Città della Speranza, il più grande centro di ricerca sulle malattie infantili del vecchio continente. Oggi la struttura si relaziona coi maggiori centri nazionali e mondiali ed è centro di riferimento italiano per la diagnosi di leucemie acute e per il coordinamento di protocolli, nazionali ed europei, di diagnosi e cura di linfomi, sarcomi, tumori cerebrali, epatici e rari. Una struttura che investe circa due milioni di euro annui in ricerca scientifica. Da dove arrivano questi fondi? Dalle formiche con cui abbiamo aperto questa storia. Gente della strada, persone di tutti i giorni, commercianti, imprenditori. Tutti a dare quel che possono e con la certezza che ce la faranno ad arrivare all’obiettivo: chiudere per sempre l’istituto. Sì, perché quando l’ultimo bambino sarà guarito e le malattie sconfitte per sempre, non servirà più un centro di ricerca né un ospedale.
Le instancabili formiche sono anche le ascoltatrici e gli ascoltatori di Radio Birikina e, quanti, nelle sedici estati del Festival Show, lo spettacolo musicale promosso insieme a Radio Bella&Monella, hanno donato più di mezzo milione di euro. In ogni piazza del festival, dal 2000, i volontari della fondazione, sono presenti per raccogliere ciò che il pubblico, sempre più generosamente elargisce. Da poco è stata lanciata anche una nuova campagna per la raccolta di fondi che intende sensibilizzare il mondo imprenditoriale. L’invito, agli ad, è quello di fare squadra con la fondazione per regalare un futuro libero da malattie a tutti i bambini.

365 GIORNI DI RADIO BIRIKINA

on 3 Marzo 2016 in Radio News

Dodici donne belle come la musica!

Mi trovo, di mattina, ad accendere la radio. Non ne faccio questione di tempo. So che la musica, quando è bella, cioè quando piace a me, non è legata ad un decennio, ad un’estate, casomai mi ricorda un momento speciale o qualcosa di indelebile. Ecco, io ascolto Radio Birikina, perché la sua musica non ha tempo, sa viaggiare con la grazia delle melodie e dare una scossa a tempo di twist, sa collocare un ricordo vicino ad una mattonella su cui stavano quattro piedi ma anche anticipare un grande successo della prossima stagione.

Questo è ciò che pensa un ascoltatore che conosce Radio Birikina. Pensa che le belle canzoni non hanno tempo, siano esplose negli anni del boom economico o siano l’ultima hit di un artista mondiale. Ecco, ma cos’è il tempo? Qualcosa che fugge, recita l’adagio di antica romana memoria, eppure lo si può scandire, riconoscere, seguirne i colori che cambiano col passaggio dei mesi e delle stagioni. Musica e tempo. Birikina e il suo calendario. Colorato, vintage ma moderno. Femminile. Infatti è stato chiamato “Lady Birikina”.

Dodici mesi, dodici splendide donne, senza età perché, come dicevamo, la bellezza non ha tempo. Ma il tempo scorre attraverso la dodici pagine, una per mese, di una iniziativa che ha raccolto subito consensi dalle ascoltatrici di mezza Italia. E gli uomini ringraziano.

Marianna Dal Degan

Ebbene sì, per la prima volta, la radio che da quasi trent’anni diffonde intramontabili successi, nel 2016 diffonderà anche le grazie e lo stile di dodici donne che, dopo accurate selezioni avvenute in quattro location di Veneto e Lombardia, si sono assicurate un posto in prima pagina. Ma anche in seconda, quella di febbraio, in terza e così via fino a dicembre. Non sono solo donne belle quelle che si mostrano dalle pagine del calendario Lady Birikina, ma anche originali, ognuna a modo suo. La giuria le ha scelte guardando sì al lato estetico ma tenendo conto di come hanno recitato una poesia, cantato una canzone o ballato un valzer. Scelte per le loro personalità, le dodici protagoniste, sono convenute nella sede di Radio Birikina dove, allestito un vero e proprio set, si sono fatte ritrarre da importanti firme della fotografia. Sbarazzine o sognanti, austere o sexy, bellezze vere. Viene da chiedersi che cos’abbiano in meno rispetto alle vedette che vediamo su tutti i tabloid del mondo? Anzi, viene ancora da pensare, hanno qualcosa in più. E’ la naturalezza di donne vere, con le loro vite vissute, bellissime proprio per questo.

Simona, Michela, Marianna, le gemelle Attilia ed Enza, Danijela, Elisabetta, le due Laura, Lisa, Monica, Deborah e Bertilla.

Ascoltando la radio e dando uno sguardo al calendario, si capisce un po’ di più qual è il mondo di Birikina. Quello della semplicità che si fa protagonista.

 

MITICI ANNI ’60

on 25 Febbraio 2016 in Radio News

Il ricordo degli americani era ormai sfumato. Degli americani che regalavano sigarette e spezzavano cuori di ragazze dall’alto delle loro divise. L’Italia stava inaugurando un quasi decennio di vero mito. Tutto bello. Tutto colorato. Tutto si poteva fare. Specialmente sognare. La musica degli anni Sessanta, che ad ogni piè sospinto ci ricorda essere immortale, è probabilmente qualcosa di più. Ad ogni 45 giri corrisponde un ricordo, un pensiero positivo e di speranza, di ottimismo. Un secolo dopo l’unità del paese, due conflitti mondiali e, per molti, la fame, l’Italia inserisce nei mangiadischi tante canzoni e così, pian piano, diventa meno economicamente arretrata, si industrializza, parla meglio l’italiano nonostante le inflessioni delle mille terre e dei borghi.

E’ boom. Economico, certo, ma ancora di più boom del pensare positivo, di una strisciante certezza che tutto sarà così per sempre e che, insomma, diverremo tutti baciati dal benessere. C’è un disco per la mitica 500, un altro per la Vespa, un altro ancora per la Lambretta. E mentre gli italiani si motirizzano, i juke-box sfornano hit su scala industriale.

Si svuotano le campagne e si riempiono le fabbriche, specialmente il nord diventa un crogiuolo di ciminiere, di sirene che suonano precise alle 8, a mezzogiorno, all’una e mezza di pomeriggio e alle 17.30. Quelli che prima venivano chiamati contadini, ora cercano di apparire emanicpati cittadini di Torino o di Milano. Ma l’emigrante non può dimenticare la terra e, se lascia gli aranceti della Calabria per costruire automobili o navi, avrà sempre nel cuore le proprie radici. L’emigrazione dalle terre abbandonate del sud verso i capoluoghi industriali del settentrione ingrosserà via via la fila dei proletari. Quanto era di moda questa parola! Gli anni Sessanta, con le solite canzoni da spiaggia o da mattonella, cambiano aspetto nell’arco di pochi anni e la classe operaia, altra definizione abusata dell’epoca, detta temi importanti nell’agenda politica del paese. Iniziano le lotte sindacali, i ragazzi delle scuole scendono in piazza. E’ già il 1968. L’Italia è cambiata e gli anni Sessanta sono finiti. Ma non il loro mito che, ancor oggi, è vivo.

Dicevamo delle canzoni, delle canzoni che Radio Birikina tiene vive. Ogni hit che passa è un flash su un momento preciso: ascoltando Bruno Lauzi si intrasente il mare di Zena e il popolo di Camalli che scarica le navi. Alle prime note de “Il peperone” di Edoardo Vianello si pensa alle grandi fabbriche che chiudono per ferie e riversano milioni di persone sulle prime autostrade e sulle spiagge romagnole. Ed ecco che torna qui in mente l’erede di Secondo Casadei. Perché anche il liscio, il nuovo liscio delle balere esplode proprio in questi anni. I signori tedeschi riempiono le case italiane di televisori e lavatrici. Sembra quasi che le famiglie passino il tempo divertendosi. Quasi tutti compravano casa, i ragazzi andavano a studiare, c’era per tutti il vestito buono nell’armadio. E se questo modus vivendi non è un mito, allora cos’è?

Come detto, probabilmente l’arma del cambiamento, per i giovani ma di riflesso per tutti, è stata proprio la musica. Via gli schemi classici della canzone italiana, via le lacrime di Beniamino Gigli e di Nilla Pizzi. Tal Domenico Modugno sconvolge gli orecchi e la gente non crede ai propri occhi quando, da Sanremo, si libera e grida “Volare”. Mai sentito un modo di cantare così, prima. Intanto, sempre con maggiore forza, giungono le influenze dalla Gran Bretagna: è il beat, fatto anche di capelli lunghi e connessi abiti che, se li indossi oggi, o sono Desigual o sono regalo della Caritas. Sono i momenti top dei Beatles e dei Rolling Stones. E’ il pane quotidiano di Radio Birikina. Ma non si pensi che le canzoni dell’epoca fossero solo quelle “leggere”. Arrivano Guccini, Bob Dylan e i maltollerati cantautori americani, anzi, chiamiamoli pure comunisti che facciamo prima. E’ l’altro aspetto musicale degli anni Sessanta, il contraltare del twist e del beat, e i giovani iniziano ad ascoltare per sentirsi “impegnati”. Sono messaggi canori che si insinuano, dapprima, silenziosamente nelle coscienze. Messaggi che contribuiranno all’emersione delle prime proteste contro la guerra nel Vietnam.

Voglia di mutamento, di libertà, di eguaglianza contro i totalitarismi. E’ proprio la guerra del Vietnam a diventare il simbolo del movimento giovanile studentesco. Adesso si ascoltano neo Beatles e Rolling Stones, perché tanti ragazzi hanno sostituito la chitarra con cui facevano innamorare le donne con un altro strumento che emette sempre la stessa nota. Una della canzoni preferite di Radio Birikina. E non importa se a cantarla sia stato, in Italia, prima Mario Lusini o prima Gianni Morandi. Gli anni Sessanta, quelli spensierati, erano finiti.

Rimane però una domanda a cui nessuna canzone, né ora né allora, ha dato risposta. Perché il ’68 fu così breve e passò senza lasciare praticamente nessuna traccia?

The answer, my friend, is blowing in the wind. 

UN PO’ DI STORIA DELLA RADIO ITALIANA

UN PO’ DI STORIA DELLA RADIO ITALIANA

on 7 Settembre 2015 in Radio News

Cari amici di Radio Birikina,

la radio è un potente mezzo di comunicazione capace di aggiornare ciascuno sulle informazioni dal mondo, tenere compagnia con la voce degli speaker e con tanta buona musica.

La prima trasmissione radiofonica italiana viene mandata in onda il 6 ottobre 1924 con la voce di Maria Luisa Boncompagni. Il palinsesto, piuttosto scarno, era costituito da brani tratti da opere di musica classica o da camera. Nel 1924 viene fondata l’URI (Unione Radiofonica Italiana). L’unica stazione trasmittente si trovava a Roma; siamo agli inizi e il pubblico era composto da amatori interessati più alla novità tecnologica che alla sequenza del palinsesto. A partire dal gennaio 1925 l’URI trasmette anche da Milano, per poi ampliare la rete a Napoli (nel 1926) e da Torino (nel 1929).

Nel 1928 l’Unione Radiofonica italiana si trasforma in EIAR (Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche), volta a divertire e informare il pubblico. A fianco delle cronache e dei bollettini nascono altre rubriche come la radiocronaca e la cronaca sportiva. Nel ’39 la Radiomarelli presenta il Balilla, il più piccolo ricevitore di produzione italiana.

Radio Corriere

Sotto il fascismo la radio diventa strumento di propaganda fino al 1954, anno della nascita della televisione, che inevitabilmente porta alla perdita di alcune funzioni a cui la radio era destinata. Tuttavia, come afferma il sociologo Mc Luhan: “La radio tocca tutti intimamente e personalmente: il suo aspetto più immediato è un’esperienza privata”; rispetto alla televisione, la radio non possiede un video, gli ospiti non devono star attenti alla mimica facciale o alla postura, in qualche modo sono messi in condizione di agio e grande importanza viene assunta dalla parola: chi ascolta dispone solo della voce e non viene distratta dalle immagini.

Nonostante l’avvento della televisione, questo apparecchio non scompare; cambia, si trasforma, rimane attivo tutto il giorno, 24 ore su 24 e con i nuovi programmi riesce ancora ad attirare sia il pubblico giovane che adulto. Sono gli anni del boom economico, il periodo delle prime automobili e per coloro che se lo potevano permettere, dei veicoli con autoradio. Ecco che questo strumento elettronico diventa la colonna sonora della giornata delle casalinghe oppure la compagna di lunghi viaggi. Pian piano le emittenti radiofoniche cominciano a diversificarsi: la musica che viene proposta si rivolge ad un determinato pubblico; ogni apparecchio crea il proprio target ed elabora un proprio stile. Siamo intorno agli anni ’70 quando la radio diventa oggetto d’amore e odio per i giovani: sulla scia delle manifestazioni studentesche essa viene assunta come oggetto da ascoltare e boicottare. Sempre durante quel decennio nasce la figura del regista autore. E tra le radio, il 10 luglio 1989 fa la sua comparsa anche Radio Birikina, la prima del gruppo Zanella che copre le regioni Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna e Lombardia e che regala al pubblico i grandi successi degli anni ’60, ’70, ’80 e ’90.

Con il tempo e con le innovazioni in campo tecnologico, la radio muta nuovamente fino ad approdare al digitale; a tal proposito citiamo il Dab che si basa sulla ricezione mediante impiego di trasmettitori terrestri e satellitari.

Anche oggi la radio è un’importante mezzo di comunicazione che ha saputo rinnovarsi alle esigenze del nuovo ed esigente pubblico, rispondendo a tutti coloro che la consideravano vicina al pensionamento. Si parla di streaming, di applicazioni per telefoni o computer.

Per dirla con le parole di Casey Kasem: “Sostanzialmente, la radio non è cambiata nel corso degli anni. Nonostante tutti i miglioramenti tecnici, è ancora un uomo o una donna e un microfono, la riproduzione di musica, la condivisione di storie, il parlare di diverse questioni – il comunicare con il pubblico”.

ROBERTO JUKEBOX

on 10 Agosto 2015 in Radio News

Cari amici di Radio Birikina,

questa volta vogliamo parlarvi dei mitici anni del Jukebox e vorremo farlo presentando il sito Roberto Jukebox, dedicato alle collezioni del direttore di Radio Birikina: Roberto Zanella.

Tutti voi ricordate i jukebox vero? Quante monete avete speso per ascoltare o ballare la canzone del cuore?

Il sito Roberto Jukebox è un vero e proprio museo di oggetti d’epoca che si trovano nella sede di Radio Birikina.

“Mi sembra ieri che ero un ragazzino vispo, curioso ed irrequieto, perennemente indaffarato a fare…o disfare qualcosa! Un’unica cosa aveva il potere di tenermi fermo, in ascolto, per una manciata di minuti almeno: il juke – box. (…) Celentano, Dallara, Mina, I Corvi, Bobby Solo, Nico e i Gabbiani, Rita Pavone, Mal, I Profeti, Little Tony… nomi che al solo pronunciarli mi facevano sentire già grande. Mai avrei pensato che quei miti inavvicinabili sarebbero stati prima o poi ospiti nei miei locali da ballo, a casa mia, che avrei conversato, pranzato e lavorato con molti di loro” con queste parole Zanella spiega la sua passione per la musica e per gli oggetti ricercati.

Ogni casa di produzione dagli anni ’30 ai ’60 ha dato a questi apparecchi un tocco estetico personale e non mancano alla collezione Zanella i modelli costruiti dalla Ami. Un design particolare e curato che potremo definire futuristico. Sempre della stessa azienda ricordiamo il modello “H” che venne soprannominato “Bumper” per la somiglianza con le automobili dell’epocjukeboxa.

Altra casa di produzione parte della collezione “Roberto Jukebox” è la Seeburg. Anche in questo caso, l’azienda si ispirò alle forme di alcune automobili in voga all’epoca. Tra gli oggetti non manca il Juke- box presente nella serie televisiva “Happy Days” (M 100 C).

Luci colorate, bollicine e fregi cromati sono le caratteristiche dei Juke- box Wurlitzer, macchine rare dal meccanismo affascinante.

La collezione di Roberto Zanella è davvero ricchissima e non comprende soltanto questi gioiellini musicali ma anche la slot machine Golden Mugget funzionante attraverso un meccanismo manuale esemplare, le Slot Machine Bingolett e Jennings; gli altoparlanti Wurlitzer Music 4007 Deluxe e Wurlitzer Music 4008 Super Deluxe e l’orologio Wurlitzer Music.

Camminare lungo i corridoi della sede di Radio Birikina è come camminare tra i simboli degli anni ’60 e se c’è bisogno di qualche sosta per rifornirci di energia non mancano i distributori! Tre sono le vecchie pompe di benzina presenti, tutte perfettamente conservate: la Blue Sunoco, la Mobiloil e la Sky Chief.

Altro simbolo vintage è il flipper e di certo il collezionista Roberto Zanella non poteva farselo sfuggire: si tratta del Flipper Saturn, tra i primi ad utilizzare il meccanismo elettrico. Altri grandi pezzi da museo sono il giradischi Grunding SO 112, il Televisore Loewe Opta e il maestoso e prezioso pianoforte Stafford Nickelodeon.

Insomma, se avete del tempo libero venite a vedere di persona, nella sede di Radio Birikina, questi rari oggetti che hanno fatto la storia degli anni ’60!

Per ora vi proponiamo una visita virtuale sul sito: www.robertojukebox.it

I FAVOLOSI ANNI SESSANTA NEL DNA DI RADIO BIRIKINA

on 10 Luglio 2015 in Radio News

La musica è da sempre definita linguaggio universale e ogni ambiente ne risente profondamente. Radio Birikina, il tempio degli anni Sessanta, non fa eccezione. E’ sufficiente mettere piede dentro uno studio per respirare un’epoca intramontabile, in tutti i sensi.

E’ la musica che si fa arredamento. Sono i colori che fanno parlare le pareti e l’abbondante memorabilia che riporta ad andati ma mai tramontati fasti. Ecco dunque un pianoforte self-play piuttosto che la Lambretta, la pompa di benzina cents-per-gallon e la cera di Elvis, i numerosi juke-box e le collezioni di vinili, in 45, 33 e perfino 78 giri. Potremmo chiamarli complementi d’arredo, se non fosse che siamo a Radio Birikina

E allora, tanto complementi non sono più: sono ingredienti di una cultura, di una storia musicale sempre più orientata a lasciare un segno nei libri di storia, un po’ come accadde per l’operetta, i telefoni bianchi o il tabarin di ben più lontani da questo ventunesimo secolo. Il tempo lo dirà ma le previsioni sono ottime. E poi le decalcomanie, gli specchi, il design che ricorda prepotentemente quel primo Dalì, quello che disegnava il logo Cocacola. Stickers murali e gigantografie di artisti e note musicali adornano le pareti.

Chiara

Qui e là fanno capolino i gruppi beat e rock and roll. E’ sottinteso: chitarre, bassi, e varietà strumentale sono sempre presenti. Non ce se ne accorge subito, perché entrando negli studi di Radio Birikina l’attenzione è catturata dai miti della musica. Ma poi, la musica c’è tutta, a partire dagli attrezzi che servono per farla, arcame e fiati inclusi. Strumenti vecchi (ma siamo sicuri poi che siano andati in pensione?) e attrezzature musicali sono una sorta di messaggio subliminale che poi esplode.

Una radio dovrebbe trasmettere musica e, invece, vista da dentro, apre nuovi orizzonti: una sorta di cielo in una stanza. Parliamo, per esempio, del pianoforte che suona da solo. La sua è una storia lunga che va raccontata. Sono gli anni del cinema muto e, nelle sale americane della grandi città, un pianista accompagnava le fluttuanti immagini dei film in bianconero, senza sonoro, suonando spolverate di jazz e di rag, oppure melodie soffuse nei momenti melancolico-romantici della pellicola. Nei cinemini di periferia, quelli alla buona, che ricordavano molto il nostro sud degli anni Settanta, il gestore non poteva permettersi di pagare un pianista e, così, adottava il piano che suonava da solo e che assurgeva così a veroprotagonista della colonna sonora dei film. Quel pianoforte, poi, è divenuto accessorio d’arredamento di molti hotel e ville di magnati a stelle e strisce. E quante volte la sua figura è comparsa sui set delle comiche di Stanlio e Ollio o nei film di guerra! Radio Birikina ne ha raccolto uno, un vero gioiello a testimoniare esattamente quel tempo in cui visse Charlie Parker e che diede il la alla nuova epoca: i sixties. Esattamente come li abbiamo visti per anni, prima del telegiornale delle otto, nelle storie di Happy Days.

Da Milwaukee a Memphis, Tennessee, il passo è breve. Ecco allora che Birikina ospita, accanto al piano senza pianista, una cera di Elvis the Pelvis. E’ la sala delle meraviglie. E’ qui che trova spazio la collezione di jukebox, periodo di produzione dal 1938 al 1960. Ora, come allora, basta fare un gesto semplice: insert coin. E lui suona. Successori del juke-joint, un bar in cui si ballava, i jukebox ospitati da Radio Birikina sono i classici del tempo: Wurlitzer, soprattutto, sfarzosi di grosse lastre di plexiglass o vetro, che lasciano trasparire il meccanismo interno per la selezione dei dischi.

Compagno indiscusso del jukebox è sicuramente il flipper. Anch’egli ha segnato la storia dell’entertainment da bar. Poteva mancarne uno a Radio Birikina?