NASCE RADIO BIRIKINA

on 15 Maggio 2015 in Radio News

Prendere in prestito il titolo di un immortale musical per analogia col successo di Radio Birikina. è questo che faremo per poter dare l’incipit ad una storia che ha dell’incredibile. Che racconta come, da un semifallimento,  può nascere realmente una stella che da venticinque anni brilla di luce propria.
In principio, fu tal “Ultima Radio Dj” a sostenersi con i mixati dei disc-jockey dell’epoca. Era una tarda  primavera del 1988 quando si sviluppò l’idea di creare un’emittente radiofonica che facesse ruotare, a cadenza di trenta minuti, le musiche miscelate dai nomi che maggiormente venivano apprezzati nelle discoteche del nord Italia. Ma, vuoi il tempo, vuoi forse la pigrizia di alcuni protagonisti delle danzerecce consolle, nell’arco di un anno, il progetto della radio che trasmetteva andò a sfumare.

Bobby Solo

Cosa fare allora delle frequenze e cosa inventare per poter penetrare il mercato senza danneggiare le altre radio del gruppo? Roberto Zanella, l’editore che oggi è forte di sei emittenti sul territorio che va dalla Lombardia orientale al Triveneto, una mattina di Giugno del 1989, ebbe la classica lampadina che si accende  all’improvviso. Fu probabilmente guardando una sacca di vecchi vinili, accantonata da decenni, che ebbe l’ispirazione.

La raccolse e la portò in radio, chiedendo alla collaboratrice che ancora si barcamenava fra le poche musicassette coi mixati rimaste, di fare una virata totale sulla programmazione.
Via i ritmi in quattro quarti dei fumosi locali notturni dove si ballava dance, trance e compagnia cantante e su i 45 giri della vecchia borsa dimenticata in un angolo.
Di primo acchito, sembrava un voler curare un raffreddato togliendogli l’aspirina. Cosa c’entravano mai le oscurità dei Depeche Mode o le coinvolgenti sonorità afro con Rita Pavone, Gianni Morandi o Bobby Solo?
Nulla. Non c’entravano niente. E fu così che chi, al tempo, scorreva il tuning, fermandosi sui 91.850 Mhz, scoprì che i “tunz tunz” erano stati soppiantati da “Una rotonda sul mare” e “Cuore matto”.
Ad aumentare la sorpresa negli ascoltatori fu il fatto che sparirono gli stacchetti, non c’era nessuno che parlava al microfono e, soprattutto: come si chiamava questa nuova radio “fantasma”?
Già. Chi approdava sulla frequenza, ascoltava ininterrottamente, “H24” come va di moda dire oggi, i dischi dei “favolosi anni sessanta”. Nessuna presentazione, nessuna interruzione pubblicitaria. Niente della radio privata, come ancora si diceva al tempo. Musica e basta.
Durò poco più di una settimana, il tempo di testare l’effetto sul bacino di utenti. E, anche se allora non erano
adottati rilevatori elettronici sugli ascolti, la sorpresa per editore e collaboratori che macinavano centinaia di chilometri, entrando e uscendo da bar e negozi del nordest, fu grande. Quella musica piaceva. Era frequentissimo varcare la soglia di un esercizio pubblico e ascoltare i Dik Dik o Caterina Caselli, i Camaleonti o i Creedence Clearwater Revival.
Era tempo di dare un’identità alla radio “quella degli anni sessanta” (così la chiamava già la gente). Bisognava battezzare l’emittente, darle un nome.
Attenzione, però: la radio era attiva su una significativa fetta di territorio veneto, quindi non era il caso di darle un appellativo “localistico”, inoltre si era posizionata in un segmento di mercato così inabitato fino ad allora che non avrebbe potuto avere un nome banale. E, come per tutti i prodotti, oltre alla qualità, il nome è basilare per conquistare la più larga fetta di pubblico.
E allora, con la praticità di sempre, Roberto riunì i pochi collaboratori del tempo proprio allo scopo di nominare l’astro nascente delle radiotrasmissioni. Ne vennero fuori di ogni genere, da Vespino a Jukebox, da Graziosa a Gioiosa, da Scodella e Scoobidoo. Tutti nomi che, per carità, identificavano abbastanza bene il tipo di musica che si andava diffondendo. Ma… e se domani?
Se domani si avesse voluto espandere anche a qualche grande successo del momento? No, quei nomi non potevano andar bene. Ma ecco che, la persona giusta appare al momento giusto. Il solito genio napoletano. Un collaboratore partenopeo, nel Veneto da qualche tempo, fece presente che, nel capoluogo campano aveva appena chiuso i battenti per fallimento una radio che si chiamava “Birichina”, con la C e con la H. Beh, pensò Roberto, togliamo la terza lettera dell’alfabeto e la consonante muta e sostituiamole con una K.
Era il 10 Luglio 1989. Era nata una stella.
Era, ed è, Radio Birikina.

ARTISTI CHE RACCONTANO COSE CHE (QUASI) NESSUNO SAPEVA

on 17 Aprile 2015 in Radio News

Comincia qui un viaggio dentro la grande musica degli anni sessanta. Musica che, come avevamo scritto nel numero precedente, è fatta non solo di note e voci ma anche di vite vissute, di cose che accadono anche agli artisti, uomini e donne che si sono svelati ai microfoni di Radio Birikina in 25 anni di incontri.

Per esempio, Bobby Solo. Emulo indiscusso del re di Memphis, è riuscito nell’impresa: insinuare dentro i confini italiani il rock’n’roll con quello stile personale del grande Elvis, dai capelli alle movenze sul palco. “E’ il 1964 – racconta zio Bobby (come ama farsi chiamare da chi lo conosce bene) – a Sanremo cantavo in coppia con Frankie Laine ‘Una lacrima sul viso’. Un attacco di “fifite acuta” mi bloccò le corde vocali, forse anche perché dovevo cantare questa canzone che avevo scritto per mia sorella. Cantai in playback. Ma non bastava: anche Frankie Laine dovette sottoporsi a un intervento dentistico urgente nello stesso momento. Credo sia salito sul palco che ancora pensava al trapano del dentista più che al testo del brano”. Oggi Roberto Satti, questo il vero nome di Bobby Solo, conta su un suo pubblico affezionato che sa sempre cosa succederà quando l’artista sale sul palco: ecco perché egli è in tour costante e senza soste in ogni dove del bel paese da sempre.

Little Tony e Roberto Zanella

 

Amico-rivale da sempre di Bobby, un altra stella del rock’n’roll made in Italy che, purtroppo, da qualche anno, brilla ancora solo nell’immaginario collettivo: Little Tony.

 

 

Con Antonio Ciacci, sammarinese, che non ha mai voluto diventare cittadino italiano, a Radio Birikina ci fu un gradito incontro nello studio di Sanremo proprio nell’anno in cui, deposte le armi della concorrenza artistica, egli duettò con Bobby Solo. Facendo riferimento al periodo d’oro dei “musicarelli”, racconta Little Tony: “Fra il 1966 ed il 1970 ho girato ben 15 film. Oltre al successo nei cinematografi, ricevevo in media 200 lettere al giorno. I mittenti erano per la maggior parte femminili e io rispondevo sempre a tutte le missive. Mio padre, un giorno, mi venne vicino e mi disse che i francobolli costavano e di darmi una regolata. Cosa feci? Continuai a rispondere a tutte le lettere che mi arrivavano”.

Abbandonando le icone del r’n’r che sono transitate per gli studi di Birikina, dedichiamo uno spazio a un gruppo storico del decennio d’oro. I Dik Dik. Pietruccio Montalbetti, che da qualche anno è diventato scalatore ed esploratore nei paesi più remoti del mondo, e che forse è l’elemento del gruppo che parla più volentieri, racconta che i Dik Dik nacquero grazie alla raccomandazione del papa.

Che cosa c’entra il pontefice con il beat? Ce lo spiega Pietruccio: “Di gruppi che speravano in un contratto ve n’erano un’infinità, bisognava trovare il modo di essere scelti. Così pensai a mio fratello Cesare, che lavorava come addetto all’acquisto di organi all’Arcivescovado di Milano. Ottenni una lettera firmata dall’allora vescovo di Milano, monsignor Montini (poi papa Paolo VI), che ci definì come “buoni parrocchiani”. Di lì a qualche mese la Ricordi ci convocò per un’audizione. Arrivammo a Milano in anticipo e, in fondo alla sala, al buio, c’era un ricciolone nero che suonava il pianoforte. Ci salutiamo, parliamo, racconta che è un autore. Era Lucio Battisti. Da lì nacque una storia che si intreccerà per decenni e che ancora vive nelle canzoni rimaste nel cuore della gente”.

Se ci fate caso, molti complessi (allora si chiamavano così) dei sixties avevamo nomi di animali. Dik Dik e Corvi, Delfini e Camaleonti. Già, i Camaleonti, altra band che è passata chissà quante volte a Radio Birikina. Nata nel 1964 e originariamente formata da Ricky Maiocchi, Livio Macchia, Gerry Manzoli, Tonino Cripezzi e Paolo Di Ceglie, tutti provenienti da altre formazioni milanesi. Nella lunga e, scusate il gioco di parole, camaleontica vicenda musicale del gruppo (in cui entrarono anche Teo Teocoli e Mario Lavezzi) trova spazio anche qualche curioso aneddoto. Per esempio, nel 1972, vengono esclusi da “Un disco per l’estate” perché avevano portato la canzone “Tempo d’inverno”. Ma perché Camaleonti? Livio racconta: i nostri inizi furono come quelli di tutti gli altri, lavoro nelle balere, nei night e nei dancing, dancing come si usava in quegli anni, quando la figura del dj non era stata ancora inventata. L’importante di quelle serate era far ballare il pubblico, farlo divertire con polke, mazurke, tanghi e, per i più avanti d’età, coi classici della tradizione americana. I ragazzi volevano shake, twist e rock. Proprio da questo nostro suonare per locali che era un continuo compromesso artistico, decidemmo di chiamarci Camaleonti per la capacità di passare da uno stile di musica all’altro secondo le esigenze e secondo i locali. Era il 1963.

VITE E SEGRETI D’ARTISTI RACCONTATE AI BIRIKINI

on 13 Aprile 2015 in Radio News

E poi ci sono i cantanti. Non quelli che, come meteore, emanano un lampo di luce e si dissolvono nel nulla nell’arco di pochi mesi. Cantanti, o complessi, come si diceva all’epoca dei cavalli di battaglia, che hanno scritto una pagina lunga almeno quarant’anni con la penna intinta nel calamaio della musica. Artisti veri, grandi per voler di popolo, i cui milioni di vinili sono stati comprati in tutto il mondo. Artisti che, forse perché oggi più sereni perché lontani dalle gabbie del music business, riescono a raccontare le loro vite con l’orgoglio di avere fatto qualcosa di indelebile e che rimarrà ancora nella mente delle generazioni a venire.

Magari solo un sommesso fischiettare mentre ti fai la barba oppure un canto di gruppo attorno ad un falò in riva al mare o al campeggio estivo. Canzoni evergreen, immortali, indimenticabili. Chiamatele come preferite. Sono le canzoni dei veri big, che hanno preso le mosse dagli anni sessanta, su idee originali o su traduzioni di quelle che, in America o nel Regno Unito, erano già hit. I fautori di cotanti successi sono tutti passati, prima o poi, davanti al microfono di Radio Birikina, e lì si sono raccontati, messi a nudo, tenendo magari i boxer perché proprio tutti tutti i segreti non si possono svelare al pubblico. Dai Dik Dik ai Camaleonti, da Mal a Bobby Solo, da Patty Pravo a Orietta Berti, con annessi e connessi. Sissignori, perché, allora, nei sixties, non c’era la paura delle collaborazioni né delle contaminazioni fra cantanti o gruppi. Ecco perché Domenico Modugno e Gigliola Cinquetti divenivano famosi, e lo stesso capitava a Don Backy e Gino Santercole.

Li chiamavano clan, o scuole genovesi, milanesi o romane. Non esisteva probabilmente nulla di tutto ciò, era semplicemente voglia di mettersi in gioco, di vedere come Cocki Mazzetti sarebbe uscita cimentandosi in una canzone del molleggiato.

Roberto Zanella - Al Bano - Monica Morgan

Esempi da fare ve ne sarebbero decine, centinaia, certo è che è difficile, oggi, se non si è vissuto quel tempo, calarsi nell’atmosfera, nel modus operandi del mercato discografico che era molto più globale di oggi.

Tracce e pensieri perduti, speriamo non irrimediabilmente, perché dei nuovi anni sessanta nel ventunesimo secolo non potrebbero che giovare a tutta l’industria della musica e, non secondario aspetto, alla nascita di una nuova creatività che, purtroppo, è difficile da raggiungere.

Nel prossimo articolo racconteremo gli episodi più gustosi che artisti e band degli anni sessanta hanno svelato agli ascoltatori di Radio Birikina durante i suoi venticinque anni di emissioni musicali. Perché, non va nascosto, la musica è bella ed è sufficiente a se stessa, basta ascoltarla, eppure la parola dei papà e delle mamme di quelle canzoni, imprimono qualcosa di più se ascoltate direttamente alla radio. Dietro una canzone di successo, dietro un album, dietro una lunga carriera artistica, non c’è solo musica. Ci sono gli incontri fra musicisti, le camere d’albergo condivise, i camerini dei teatri e dei palasport, i viaggi lungo l’Autosole e la Salerno-Reggio Calabria, i voli da una parte all’altra dell’Italia e del mondo, i ristoranti. Tutti elementi che costruiscono gli artisti. Che fanno nascere canzoni che diventano poi patrimonio universale.

Un esempio? Chissà se la splendida “Caruso” sarebbe mai diventata canzone se il compianto Lucio non si fosse trovato, una notte, a Napoli, sul balcone della stessa camera d’albergo dove soggiornò il grande tenore.

25 volte Birikina

on 5 Giugno 2014 in Radio News

1989 – 2014
Radio Birikina festeggia 25 anni di attività!

Ebbene si, son passati venticinque anni da quel famoso 10 luglio 1989.
Nel mese di giugno una emittente senza voce trasmetteva musica anni Sessanta. Solamente musica, niente voce, niente nuovi brani ma solo musica degli anni ruggenti. Un mistero, una sorpresa.
Una radio anonima che ha trasmesso come primo brano “Cuore Matto” di Little Tony per poi proseguire con i Corvi, Mal, Rita Pavone, Bobby Solo, Dik Dik, Equipe 84, Patrick Samson, e via così, solamente per citare alcuni cantanti e cantautori.
Un insieme di voci che si sono unite alle voci degli ascoltatori sempre più numerosi che si sentivano grazie alla segreteria telefonica (ancora a cassette sia chiaro) dove si incidevano dediche, richieste, saluti. Chilometri e chilometri di nastri incisi, di parole, di pensieri.
Era Radio Birikina che si celava dietro quelle frequenze ancora senza nome.
Una radio che è arrivata vicino alla gente grazie alle feste in piazza, le cene con gli ascoltatori, la diretta dai centri commerciali, le serate con i cantanti degli anni Sessanta e Settanta e con i giovani emergenti.
Radio Birikina dopo 25 anni mantiene intatta la freschezza del primo giorno ampliando il proprio palinsesto e continuando a far parlare i numerosissimi ascoltatori che telefonano e vengono a visitare la sede a Castelfranco Veneto.

E in occasione del 25° anniversario della fondazione si stanno preparando i dovuti festeggiamenti che si snoderanno nel corso di tutta l’estate in diverse località e nelle più diverse forme: feste, concorsi, collaborazioni con le realtà locali.

A tutti gli ascoltatori che sono da sempre l’anima e il cuore pulsante di questa magica realtà, va il nostro più grande grazie per essere da così tanti anni al nostro fianco!

Lo staff di Radio Birikina