LA GRANDE ANNA MAGNANI, REGINA DEL CINEMA

on 23 Novembre 2021 in Sixties Cults

Anna Magnani, un nome che da solo fa la storia del cinema italiano, la grande attrice del dopoguerra con gli indomabili capelli corvini, che ricordiamo in capolavori come “Roma città aperta” di Roberto Rossellini, “Bellissima” di Luchino Visconti i “Mamma Roma” di Pier Paolo Pasolini.

Anna fu una donna dalla vita travagliata: nasce a Roma nel 1908. Ella non conosce il padre, una figura che cercherà disperatamente per lungo tempo; la madre la affida fin da piccola alle cure della nonna: la madre dopo la nascita di Anna si trasferisce ad Alessandria d’Egitto dove si costruisce una nuova famiglia, dimenticandosi della piccola lasciata in Italia. L’attrice parlerà così della mancanza d’affetto della madre: “Ho capito che ero nata attrice. Avevo solo deciso di diventarlo nella culla, tra una lacrima di troppo e una carezza di meno. Per tutta la vita ho urlato con tutta me stessa per questa lacrima, ho implorato questa carezza. Se oggi dovessi morire, sappiate che ci ho rinunciato. Ma mi ci sono voluti tanti anni, tanti errori”.

A Roma frequenta la scuola di recitazione Eleonora Duse presso l’accademia di Santa Cecilia. Il grande Silvio D’Amico parlando dell’attrice dirà: “Ieri è venuta una ragazzina piccola, mora e con gli occhi espressivi. Non recita, vive le parti che le vengono affidate: la scuola non può insegnarle più di quel che ha dentro di sé”. La Magnani comincia la sua esperienza in scena, a teatro. Durante la tournèe viene a mancare la nonna; è un momento tragico per l’attrice che ha perso l’unica figura di riferimento, colei che l’aveva accolta in casa e cresciuta con tanto amore. L’artista recita sia parti drammatiche che comiche. Dopo una frequentazione con Goffredo Alessandrini, i due nel 1935 convolano a nozze; le continua gelosie di Anna portano alla separazione. Dopo il divorzio Anna si dedica al lavoro fino a quando incontra Massimo Serato, dal quale ebbe un figlio: Luca, malato di poliomielite. La carriera cinematografica le regala importanti successi tra cui “Roma città aperta” di Roberto Rossellini, lungometraggio simbolo dell’occupazione nazista. Tra i due scoppia l’amore, una storia travagliata, finita quando Rossellini scappa per gettarsi tra le braccia di Ingrid Bergman. Dopo “Roma città aperta” la Magnani lavora con Luchino Visconti per “Bellissima” che la consacra come grande attrice. Anna contribuisce a cambiare il modo di fare cinema: nuda e reale davanti alla telecamera, è in grado di rappresentare la donna di quegli anni. Dall’Italia l’attrice tenta Hollywood con un film di Tennessee Williams dal titolo “La rosa tatuata”. Con questa pellicola si aggiudica l’ambita statuetta, diventando la prima attrice italiana a vincere l’Oscar. Anna Magnani ha lasciato il cuore in Italia, per questo fa ritorno a Roma, per stare accanto al figlio Luca. Le viene proposto il film “La ciociara”, che ella rifiuta; il ruolo verrà affidato a Sophia Loren, che vincerà l’Oscar. Per Anna Magnani arriva l’occasione di girare un nuovo film, si tratta di “Mamma Roma” diretto da Pier Paolo Pasolini, che racconta la storia di una prostituta che per amore del figlio cerca di redimersi. Dopo qualche anno vediamo l’attrice in TV; citiamo a tal proposito “L’automobile”. L’ultima apparizione risale al 1972 nel film “Roma” di Federico Fellini. Il 26 settembre dell’anno successivo Anna Magnani muore in una clinica romana. Rimane una delle più grandi attrici del cinema italiano.

Ermal Meta e Fabrizio Moro si preparano per l’Eurovision Song Contest

on 7 Maggio 2018 in Sixties Cults

Riportare alla vittoria l’Italia all’Eurovision Song Contest: è questa la missione di Ermal meta e Fabrizio Moro, durante l’esibizione a questa prestigiosa kermesse. Innanzitutto, la coppia ha portato il brano a 3 minuti come da regolamento, eliminando una parte strumentale e lasciando intatto il testo. “Canteremo come nei giorni del Festival, in modo semplice, senza coriandoli e fuochi d’artificio – ha detto Moro, d’accordo col suo compagno d’avventure Ermal Meta -. L’Eurovision ci ha abituati a cose pirotecniche, è vero, ma noi siamo d’accordo: questa canzone non ha bisogno di ‘coreografie'”.

“Testimone del tempo”, l’album di Red Canzian

on 16 Febbraio 2018 in Sixties Cults

Il nuovo album di Red Canzian, ex Pooh che si è presentato al Festival di Sanremo con il brano “Ognuno ha il suo racconto”, si intitola ‘Testimone del tempo’. È un itinerario musicale tra il pop, il rock e le note prog degli inizi di carriera. Tanti gli autori che hanno scritto per Canzian, da Renato Zero a Ivano Fossati, Enrico Ruggeri, Ermal Meta e vari altri. “In ogni brano c’è qualche traccia della musica che ho amato – ha detto Canzian – e che mi ha fatto decidere che la musica sarebbe stata la mia vita”.

 

 

Il mondo della musica saluta la cantante del gruppo The Cranberries

on 16 Gennaio 2018 in Sixties Cults

Dolores O’Riordan, la cantante irlandese del gruppo The Cranberries, è morta a 46 anni. “Poteva parlare della fragilità di tutti noi. Il bel canto di Limerick”, scrivono in un post su Instagram Bono, The Edge, Adam and Larry degli U2. Cordoglio anche dai R.E.M. di Michael Stipe, che in un tweet scrivono: “Dolores era uno spirito brillante e generoso, con uno spiccato senso dell’umorismo e una voce straordinaria”. La cantante si trovava nella capitale britannica per una sessione di registrazione con l’intera band irlandese dei Cranberries. La famiglia ha appreso la notizia ed é “distrutta” dal dolore: ha fatto sapere di aver bisogno di “privacy in questo momento tanto difficile”.

Gianni Morandi: il nuovo album è “D’amore d’autore”

on 20 Novembre 2017 in Sixties Cults

Gianni Morandi presenta “D’amore d’autore”, il nuovo album presente e disponibile nei negozi e in digitale. L’album racchiude chiude 8 maniere diverse di parlare d’amore tuttavia ‘amore dell’artista per i propri fan si farà sentire nell’imminente tour 2018 che partirà il 22 febbraio a Jesolo per la data zero, continuerà il 24 febbraio a Rimini, il 26 febbraio a Montichiari (Bs), il 28 febbraio a Conegliano (Tv), il 2 marzo Genova, il 3 marzo a Torino, il 5 marzo a Firenze, il 7 marzo a Livorno, il 9 marzo a Perugia, il 10 marzo a Roma, il 12 marzo a Eboli (Sa), il 13 marzo a Napoli, il 15 marzo a Reggio Calabria, il 17 marzo ad Acireale (Ct), il 19 marzo a Bari, il 21 marzo ad Ancona, il 22 marzo a Padova, il 24 marzo a Casalecchio di Reno (Bo) e terminerà il 28 marzo ad Assago (Mi).

Halloween in Italia…

on 30 Ottobre 2017 in Sixties Cults

Cari amici di Radio Birikina,

oggi parliamo di Halloween, festività americana ma che non è poi così anglosassone; con altri nomi, Halloween in Italia c’è sempre stato. Tra i Romani sono numerose le feste dedicate alla commemorazione funebre. Un esempio? Il 5 e il 6 ottobre si celebrava il Mundus Patet e il Dies Ater. Il primo contemplava l’apertura di una fossa nella terra che metteva in comunicazione con il mondo dei morti. La seconda era semplicemente un giorno dedicato ai Manes, le anime dei defunti, che in alcuni casi venivano identificati con le divinità dell’Oltretomba. Questo è un esempio ma usanze e tradizioni si sono propagate fino ai giorni nostri tanto che nei primi decenni del ‘900 era usanza ritagliare zucche, travstirsi per chiedere dolcetti…

Facciamo un giro intorno all’Italia per conoscere le usanze della festa dei Morti:

FRIULI VENEZIA GIULIA:  Ad Ampezzo (Udine), ogni anno si celebra l’antico capodanno celtico in cui si pensava che i morti tornassero sulla terra. I cortili e i viali vengono illuminati con torce e zucche.

VAL D’AOSTA E PIEMONTE: Nelle case, le persone preparano una sontuosa tavola per far cenare i defunti

SARDEGNA: Anche in Sardegna la tradizione di Halloween è stata rivisitata e prende due nomi distinti a seconda che la si celebri nel sud (“Is Animeddas”) o nel nord (“Su Mortu Mortu”) della regione. La stessa notte i bambini vestiti da fantasmi vanno di casa in casa a porre la fatidica domanda: “Dolcetto o scherzetto?” declinata però in alcune formule tipiche del loro dialetto come “seus benius po is animeddas”(“siamo venuti per Animeddas”), “carki cosa po sas ànimas” (“qualcosa per le anime”), “peti cocone” (“chiedi il pane”).

 

 

Le kessler

on 26 Settembre 2017 in Sixties Cults

Gambe infinite, caschetto platino, coordinamento nei movimenti e sorriso smagliante.
Sono queste le caratteristiche delle gemelle più famose del mondo.
Alice ed Ellen Kessler sono passate alla storia della televisione e dello spettacolo italiani grazie alle loro apparizioni negli anni Sessanta e Settanta.

Originarie di Nerchau, in Germania, hanno studiato danza sin dai loro 6 anni d’età, a 11 iniziarono il programma per adolescenti del Teatro d’Opera di Lipsia.
Il loro arrivo in Italia risale al 1961 lavorando nel teatro, nel cinema e in TV. Con le coreografie di Don Lurio e la collaborazione del Quartetto Cetra lanciano i brani “Pollo e champagne” e “Concertino cover”, ma il vero tormentone sarà “Da-da-un-pa” sigla di Studio Uno.
Poco prima del loro quarantesimo compleanno posarono per la copertina di Playboy che toccò il picco massimo di copie vendure sino ad allora!
Nel 1986 si stabiliscono a Monaco di Baviera tornando però frequentemente in Italia.
Il grande ritorno sugli schermi avviene nel 2011 dopo 30 anni di assenza, nel 2014 compaiono invece a fianco di Luciana Litizzetto al Festival di Sanremo.
Sempre elegantisse e bisogna dirlo, bellissime, le gemelle Kessler hanno spento quest’anno 81 candeline!
Che ci riservino ancora qualche sorpresa?

Il giornalino di Gian Burrasca

on 19 Settembre 2017 in Sixties Cults

Quanti di voi ricordano questo sceneggiato televisivo?

Inizialmente concepito come romanzo pubblicato nel 1907 e pubblicato in puntate sul Giornalino della Domenica, “Il giornalino di Gian Burrasca” viene portato sugli schermi televisivi nel 1964.

Le otto puntate trasmesse dovevano essere rivolte ad un pubblico giovane, ma l’alta qualità del prodotto fecero capire che sarebbe stato perfetto per la prima serata del sabato dove in effetti trovò la sua collocazione ideale.

Giannino Stoppani, questo il nome del protagonista, viene interpretato da una giovanissima Rita Pavone che nei panni del ragazzino discolo se la cava egregiamente convincendo e conquistando il pubblico televisivo.

Indimenticabile poi la canzona che diventò celeberrima: Viva la pappa col pomodoro.

Un, Due, Tre

on 12 Settembre 2017 in Sixties Cults

Era il 20 gennaio del 1954 quando la Rai trasmette per la prima volta un nuovo programma: Un, due, tre.

Presentato inizialmente da Mario Carotenuto che lo presenta per soli due mesi, viene passaro a Billi e Riva.
Il programma riceve però gli onori della celebrità con Tognazzi e Vianello che lo fanno diventare la prima trasmissione satirica della storia dell’umorismo televisivo.
Saranno anche i primi a subire la censura, in quanto verranno licenziati in tronco per aver ripreso un fatto a tutti noto: l’allora Presidente della Repubblica Gronchi cadde dalla sedia sulla quale si stava sedendo al teatro alla Scala durante la visita di stato del presidente francese De Gaulle.
Nel corso di una puntata, Vianello toglie la sedia a Tognazzi che cadendo allarga le braccia e dice “tutti possono cadere”.
Il licenziamento è immediato, la trasmissione cancellata e cacciato il direttore del centro di produzione televisiva.
Si spengono così i riflettori sulla trasmissione andata in onda dal 1954 al 1959.