Ciao

on 23 Settembre 2021 in Stile senza tempo

Un’icona dell’italianità allo stesso piano della Vespa. Il Ciao, durante i 4 decenni in cui fu in produzione, si è imposto nel mercato internazionale come il ciclomotore italiano più venduto nel mondo.

A produrlo dal 1967 al 2006 fu la ditta Piaggio che deve molto al genio dell’ingegner Bruno Gaddi il quale lo sviluppò a capo di un qualificato team.

Il Ciao è il mezzo che forse più di ogni altro ha segnato la gioventù di molti di noi.

C’era chi lo utilizzava per uscire con gli amici (e non mancava di cimentarsi in coraggiose impennate!) o per andare al lavoro. Il Ciao negli anni è divenuto il simbolo di una gioventù spensierata.

Come mezzo era molto apprezzato per la sua semplicità meccanica, e per la forma che ricordava le biciclette da città usate dalle nonne, dotato di un telaio in lamiera al cui interno si posizionava lo snello serbatoio del carburante.

Il Ciao non permetteva certo di raggiungere grandi velocità, ma questo non frenava il giovane pilota che sarebbe andato in capo al mondo guidandolo per ore (tanto più se la fidanzata lo richiedeva!).

Parcheggiarlo era una passeggiata vista la sua leggerezza, e altrettanto lo era ripararlo quando aveva qualche acciacco.

A renderlo una vera e propria “bici a motore” antesignana della moderna e-bike, il gancio portaborsa e il portapacchi posteriore, ideale per le commissioni quotidiane.

Oltre al successo riscosso nel mercato italiano, anche quello tedesco per anni non poté fare a meno del Ciao che in Germania venne commercializzato nella fortunata versione “Mofa” capace di “sfrecciare” a poco più di 20 km/h.

Dati alla mano non stupisce che negli anni se ne siano venduti oltre 3 milioni e mezzo di esemplari.

Fortunati quelli che ancora hanno un Ciao in garage! Ci sono molti collezionisti che vorrebbero aggiungerlo alle loro collezioni di mezzi d’epoca.

I Salvabuchi

on 10 Settembre 2021 in Stile senza tempo

Salvabuchi, occhielli adesivi, “cerchietti collosi per fogli a buchi”: comunque li si chiami l’oggetto di questo articolo riguarda uno degli elementi di cancelleria più importanti del nostro passato scolastico!

A chi non li ha bene in mente, rinfrescheremo la memoria ricordando che venivano venduti in piccole bobine srotolabili dove erano incollati in fila.

Era divertente scollarli attentamente aiutantosi con le unghie: dava molta soddisfazione! Le confezioni più “moderne” tuttavia  fungevano come una sorta di dispenser automatico scollando automaticamente il salvabuchi man mano che si tirava il nastro.

La loro destinazione principale era quella di essere incollati ai buchi dei fogli, impedendo che gli appunti presi in classe svolazzassero dappertutto scivolando dal quaderno ad anelli.

Terminare una confezione di salvabuchi era praticamente impossibile, ciascuna al suo interno poteva contenerne centinaia!

Di solito chi li finiva li utilizzava per improvvisare qualche “opera d’arte” sul quaderno nei momenti di noia o per altri scopi creativi.

La mamma, per qualche misteriosa ragione, pensava che non ce ne fossero mai abbastanza e dunque alla fine dell’anno scolastico ci si ritrovava con pile di confezioni di occhielli incollabili che si accumulavano nell’astuccio o nei cassetti!

Anche in questa occasione è il caso di dire: un piccolo oggetto, tantissimi ricordi felici!

Estate senza i social

on 24 Agosto 2021 in Stile senza tempo

Interminabili e indimenticabili: erano le estati del passato che sembrano appartenere ad un’altra epoca se le confrontiamo con quelle frenetiche e filtrate dai social che viviamo oggi.

Quelle estati infinite iniziavano quando suonava l’ultima campanella e terminavano con il rientro a scuola. Per mesi non si vedevano i compagni di classe, tutti sparpagliati fra laghi, mare e montagna a casa dei nonni o di qualche zio lontano.

Gli unici contatti si tenevano attraverso lunghe chiamate dove si condividevano i nuovi incontri, le avventure o la noia per chi improvvisamente si trovava ad essere l’unico giovane magari in un paesello sperduto fra le Alpi!

Ciascuno di noi conserva ricordi indelebili di quelle stagioni, dove andare o meno in vacanza con i genitori non era un’opzione.

Non si socializzata attraverso qualche app, l’incontro con i coetanei avveniva al campetto di pallavolo o sulla battigia dove si formavano gruppi di ragazzi e ragazze dagli accenti più svariati.

E chi non ricorda la lista di cartoline da scrivere agli amici lontani?

Dopo una giornata fra giochi, sabbia e salsedine, ci si muniva di penna, francobolli e di pile di cartoline a forma di conchiglia!

Erano le estati delle canzoni senza tempo, da “Abbronzatissima” di Edoardo Vianello a “People from Ibiza” di Sandy Marton.

Erano le estati dei primi amori che spianavano la strada a lunghi inverni di lettere, nella speranza di ritrovare l’amato o l’amata l’estate successiva.

Il Super Tele

on 11 Agosto 2021 in Stile senza tempo

Colorato, leggero come una piuma e quasi sempre mezzo sgonfio!

Il pallone Super Tele ha segnato l’infanzia di molti bambini cresciuti nel trentennio fra gli anni Settanta e Novanta.

Se inizialmente il pallone della Mondo era di colore bianco – per imitare quello utilizzato ai Mondiali del 1970 – più tardi iniziò ad essere prodotto in tanti colori, dove il blu, il giallo e il rosso andavano per la maggiore.

Il super Tele si trovava dovunque, dal negozio di giocattoli alla tabaccheria, dall’emporio di paese all’edicola; e se i bambini non potevano resistere a quelle retine di palloni sgargianti, i genitori li assecondavano di buon grado.

Il pallone infatti non solo costava poco, ma era la promessa di intrattenere i bimbi per pomeriggi, se non giorni interi, fra il cortile, il giardino e il vialetto sotto casa.

Il super Tele rimane il simbolo di un’infanzia spensierata all’insegna del gioco in compagnia, molto tempo prima dell’avvento dei cellulari.

E di giocare non se ne aveva mai abbastanza: la festa finiva solo quando il pallone si bucava o si sgonfiava, cosa abbastanza frequente vista la qualità non proprio durevole dell’oggetto.

Ma la vera incriminata era la valvolina in gomma. A quanti di voi non è successo di calciare la palla e vedere la valvolina staccarsi e sparire nell’erba??

Love Boat

on 29 Luglio 2021 in Stile senza tempo

A bordo della Pacific Princess sbocciava l’amore oppure, dov’era già sbocciato, rifioriva ancora più forte di prima: il succo delle puntate della serie anni Ottanta “Love Boat” era proprio questo.

Un lieto fine, una nave da crociera che solcava gli oceani e un cast stellare dove spiccavano il capitano Merrill Stubing, la direttrice di crociera Julie McCoy e il loro inseparabile equipaggio.

C’erano poi il barista, il dottore, il commissario di bordo, la figlia del capitano, con la particolarità che ciascuno aveva un autore “personale” addetto esclusivamente alla stesura del copione di quel determinato personaggio.

La serie americana “Love Boat” ha appassionato telespettatori da tutto il mondo per un totale di ben 249 episodi trasmessi anche in Italia dal 1 giugno 1980 (su Canale5).

Ogni puntata era una sorpresa perché fra i passeggeri della nave spesso comparivano star del calibro di Jamie Lee Curtis, Janet Jackson, Tom Hanks, Ursula Andress, fino ai Village People e addirittura l’icona Andy Warhol che nell’episodio 200 compare in un cameo.

Oggi della Pacific rimane solo il ricordo. La nave infatti, dopo il termine delle riprese, non ebbe vita fortunata.

Dopo il fallimento della compagnia Quail Cruises, proprietaria del mezzo e intenzionata a rimetterlo a nuovo, la “principessa del Pacifico” stazionò per lungo tempo al porto di Genova in stato di decadenza prima dell’ultimo viaggio verso la Turchia dove nel 2013 venne definitivamente smantellata.

Fermacapelli Vintage Fruit

on 19 Luglio 2021 in Stile senza tempo

Colorate, divertenti e come dicono gli inglesi “fruity”!

Le mollette in stile vintage fruit hanno rappresentato un elemento irrinunciabile del look anni ’80-’90 quali protagoniste di serate eleganti ma anche di una quotidianità dal gusto casual e sbarazzino.

I fermagli per capelli decorati con graziose fragole, ananas, ciliegie, mele, pere, e quando di buono offra la natura, hanno lasciato un segno indelebile nell’evoluzione dello stile, tanto da essere tutt’ora imitate e copiate da marchi blasonati che sfilano sulle nostre home di Facebook e Instagram.

Ma i fermacapelli più in voga fra la generazione scorsa sono recuperabili anche su Amazon e  su E-bay dove, seppure non trattandosi delle originali, si trovano in varie forme e colori, anche con le fasce per capelli in abbinata.

Se oggi fa un po’ retrò, al contrario la chioma cotonata arricchita da fermagli colorati a tema “frutta”, assieme a fasce e nastrini cangianti,  era fra gli elementi più caratterizzanti della moda fra gli anni Sessanta e gli anni Ottanta, oggi oggetto di un sentito revival.

Le donne lo sanno bene, fermagli ed elastici per capelli spariscono come inghiottiti dai nostri cassetti o dai nostri beauty case, ma se qualche fortunata dovesse ritrovare una vintage fruit, non potrà certo sottrarsi ad uno scatto che farà incetta di like sui social!

Il Gioco del 15

on 1 Luglio 2021 in Stile senza tempo

Si deve a Samuel Loyd, enigmista e inventore nonché autore di giochi di successo lo sviluppo del rompicapo che ha dato filo da torcere a grandi e piccini.

Oggi il Gioco del 15 è meno popolare, tuttavia alcuni nostalgici avranno senz’altro conservato l’inconfondibile tabellina in plastica dentro a qualche vecchio cassetto, altri magari ci giocheranno ancora seppur in versione digitale.

Questo “scacciapensieri” viene messo a punto nella seconda metà dell’Ottocento per poi essere sviluppato e reso popolare nel 1880 dal già menzionato scacchista di fama mondiale Samuel Loyd.

Il gioco si presenta sotto forma di tabellina quadrata divisa in 16 caselline di cui una è vuota mentre le altre riportano i numeri da 1 a 15. L’abilità sta nell’ordinare i numeri in ordine crescente spostando le tessere limitatamente all’unico spazio vuoto disponibile.

La logica apparentemente semplice del gioco è spiegata da apposite formule matematiche che lo rendono un vero e proprio rompicapo.

Gli appassionati potranno scoprire di più sulle soluzioni del Gioco del 15 ma anche su quelle relative a tante altre invenzioni di Lyod nel volume pubblicato postumo dal figlio “Cyclopedia of Puzzles” che raccoglie 5.000 fra problemi e rompicapo dell enigmista americano.

Le Converse All-Stars

on 7 Giugno 2021 in Stile senza tempo

Prima come scarpe da basket per eccellenza, poi come elemento imprescindibile dello stile punk-rock anni Settanta/Ottanta oggi calzatura evergreen per look grintosi e casual: il successo delle All-Stars della Converse prosegue da oltre un secolo.

L’azienda di Malden – Massachusetts – lancia il primo paio di scarpe da pallacanestro nel 1917 riscuotendo un successo clamoroso grazie al testimonial d’eccezione Chuck Taylor.

È anche per merito del cestista che le adottò come sua scarpa preferita che le Converse, ribattezzate per l’occasione “Chuck Taylor All-Stars”, divennero ben presto le più amate dal mondo del basket.

Negli anni Settanta la platea delle All-Stars si allarga anche ai seguaci del nuovo genere musicale in voga: il punk. Icone del genere come Angus Young degli AC/DC ma anche i membri dei Ramones e più tardi i Nirvana compaiono spesso sul palco con le Converse ai piedi.

Oggi le All-Stars dimostrano di non aver perso il loro smalto nel corso dei decenni, anzi, i numeri per bambini così come le fantasie e i colori più svariati in cui vengono commercializzate le hanno rese adatte e tutti i guardaroba e a tutte le età.

Da che erano nate come scarpe sportive, le recenti tendenze le vedono spesso e volentieri accostate a look più glamour con tanto di paillettes e glitter luccicanti!

Pallone Pon Pon

on 21 Maggio 2021 in Stile senza tempo

Un vero salto nel passato – (1969)

Era un pallone dal volume esorbitante in gomma spessissima e dotato di maniglione.

Fine anni ’60 a Osoppo, la ditta Ledragomma Fondata nel 1950, è la prima produttrice mondiale di grandi palloni ginnici in materiale plastico destinati all’utilizzo in vari settori quali lo sport, il fitness, la ginnastica ma anche il medicale, l’educativo e il ludico!

Anche i ricchi piangono

on 29 Aprile 2021 in Stile senza tempo

Quando partiva la sigla di Anche i ricchi piangono non ce n’era più per nessuno, le nonne (o le mamme) si incollavano davanti alla tv, per farsi trasportare dalle vicende burrascose di Mariana, la protagonista della celeberrima telenovela messicana.

Prodotta nel 1979, l’interprete principale era l’attrice Verónica Castro mentre il soggetto era ispirato ad un dramma per la radio di un’autrice cubana. Il successo fu mondiale tanto che Anche i ricchi piangono è considerata “la” telenovela per antonomasia. I primi episodi (che sfiorano i 250 in totale) in Italia vennero trasmessi nel 1983 e poi ripresi nel decennio successivo da Rete 4 che ne fece uno dei punti forti della propria programmazione.

Le ultime puntate nel nostro paese sono andate in onda nel ’96, chiudendo un cerchio che ha segnato letteralmente un’epoca e che fa tutt’ora parlare di se. L’impatto nella cultura popolare fu di proporzioni tali che tutt’oggi si usa l’espressione “anche i ricchi piangono” per indicare – in chiave ironica – le “disgrazie” dei ricchi che in proporzione a quelle delle persone “normali” sembrano gran poca cosa.

L’elemento della divisione in classi è predominante nella telenovela incentrata sulle vicende di Mariana che dopo la morte del padre viene cacciata di casa, ritrovandosi povera e sola, nonostante la cospicua eredità lasciatale dal padre che tuttavia scoprirà solo più tardi.

Prima dovrà vedersela con il grande amore della sua vita, Luis Antonio, figlio del benefattore che le dà una casa, e con tutte le forze contrarie a questo amore, tra cui le perfide trame della cugina Esther.