Il Primo Concerto In Discoteca

Il Primo Concerto In Discoteca

La Mattonella: Ricordi
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Ero piccolo, oltre ogni aspettativa, erano gli anni dei concerti “pomeriggio e sera” ed ogni giorno, partivamo da Lido di Camaiore direzione Viareggio, a piedi, perché non avevamo l’età nemmeno per il motorino.

Il Piper, Il Piper 2000 di Viareggio.

Non sapevamo bene chi ci fosse, ma tutti quei ragazzi più grandi di noi, tutte quelle ragazze agghindate come vedevamo solo nella nostra fantasia erano un richiamo irresistibile. Erano belli i ragazze che andavano al Piper.

Il Primo Concerto In Discoteca

Un agosto caldissimo, alle 15, un paio di km da fare a piedi, vestiti con i pantaloni e la camicia buoni, si, perché noi eravamo bagnanti che venivano dalla provincia e non avevamo un gran guardaroba. Pantaloni a zampa di cotone grezzo e camicia aragosta con fiori color burro.

Ma non c’era niente da fare, la cassiera ci respingeva sempre, “troppo piccoli, fate spazio che le persone devono entrare”. Bionda, con i capelli ricci a scopa. La jena, così la aveva soprannominata il mio amico Carlo, non si entrava mai.

Fino a quel 12 di agosto, eh si, perché certe date non ti passano più. Sempre la fila, per arrivare alla porta d’ingresso, che era l’ultimo zero di una insegna enorme Piper 2000.

“Perché non li fai entrare” , disse quel signore con i capelli cotonati, argentati, abbronzato e inguainato in una camicia dal collo alto rosso fuoco, sbottonata fino al terzo bottone.

“Bambini, potete entrare se trovate due maggiorenni che garantiscono per voi”. Nella disperazione eccitata da una irripetibile occasione mi voltai e vidi questa ragazza, erano in tre le ragazze che avevano sentito tutto “Li facciamo entrare noi” disse quella mora con i capelli corti, io avevo il cuore in gola e le 1500 lire così strette nel mio pugno sudato, perfettamente irrigidito fra paura e emozione.

Lasciai le 1500 lire sul piatto di ottone guardando quel signore come un bambino cerca il sole dopo una notte d’insonnia. Una prima tenda, che le ragazze ci tennero scostata, tre passi in un passaggio stretto e corto ed un’altra tenda da scostare, Il Piper.

Sul doppio volume eravamo affacciati sulla pista di fronte al palco e alle spalle avevamo il bar. Fummo ammoniti. Non andate in giro, state qui, vedrete tutto e non vi succederà niente.

Poi con il biglietto ci presero le bibite. Io ero perso, mai avrei pensato di vivere quelle emozioni. Intanto il locale si riempiva, anche alle nostre spalle, sempre di più.

Il DJ Gianni Naso, incastonato sotto il palco, in una specie di navicella spaziale, iniziò a fare ballare i ragazzi, in due tre canzoni il Piper ed il suo ventre erano pieni, fino al punto che dovevo tenere i piedi a paperella per poter restare in posizione al muretto.

Le luci colorate, la musica straniera, i ragazzi jeans e camicia, le ragazze vagamente hippy, un delirio meraviglioso che si avviava lentamente al suo apice.

“Ciao Sono Eddy Ponti” il presentatore del Piper, arrivò anticipato dalle luci che improvvisamente divennero quelle fisse, bianche di posizione, distinguevo solo teste, non c’era più il pavimento.

Poi Eddy Ponti invitò tutti al silenzio, vestiva un kaftano a righe verticali, i capelli lunghi raccolti in una coda e le ciabattine. Lui era un Hippy vero. Chiese un applauso al suo tre, perché disse che eravamo in collegamento diretto con Radio Montecarlo. Al suo tre esplose il Piper, e si spensero le luci, al buio vedevo le spie rosse degli amplificatori e le parti cromate della batteria.

Non ci crederete, ma il cuore mi usciva dal petto. Nessun boato avevo sentito fino a quando la band attaccò Soul Finger e una voce fuori campo gridò fra l’istituzionale e lo sfacciato “Signore e signori, a voi, Mal”.