Milva

Milva

Beh, sì, come è giusto che sia, i social e i giornali, le tv e le rubriche a qualsiasi latitudine, le hanno reso omaggio con gli ormai fuori tempo fiumi d’inchiostro.

A noi piace ricordarla come persona che abbiamo avvicinato, che è salita sul nostro palcoscenico, non certo improvviata regista che amava confezionare puntigliosamente il suo piccolo film. Perché, per una manciata di minuti di Festival Show, la ‘rossa’ ferrarese nulla lasciava al caso.

Tappeto musicale, presenza scenica, espressioni sul volto che sostenevano le parole che cantava. Un’artista. Di quelle d’altri tempi, di quelle che avevano conosciuto veramente tutto il mondo e che, quel mondo di tournee e teatri, di piazze e concerti, voleva riassumere in un piccolo spettacolo. Ma così grande, come il suo temperamento e la sua passione.

Quell’estate, ascoltare Milva durante le prove pomeridiane e riascoltarla, in abito da teatro la sera sul palcoscenico di Festival Show, fu come rievocare la storia della resistenza, come rigustare le parole di Brecht che s’era seduto dalla parte del torto. Fu come rivivere in un momento infinito le ispirazioni di Battiato, Faletti, Strehler, Merini.

The show must go on.