NASCE RADIO BIRIKINA

NASCE RADIO BIRIKINA

Prendere in prestito il titolo di un immortale musical per analogia col successo di Radio Birikina. è questo che faremo per poter dare l’incipit ad una storia che ha dell’incredibile. Che racconta come, da un semifallimento,  può nascere realmente una stella che da venticinque anni brilla di luce propria.
In principio, fu tal “Ultima Radio Dj” a sostenersi con i mixati dei disc-jockey dell’epoca. Era una tarda  primavera del 1988 quando si sviluppò l’idea di creare un’emittente radiofonica che facesse ruotare, a cadenza di trenta minuti, le musiche miscelate dai nomi che maggiormente venivano apprezzati nelle discoteche del nord Italia. Ma, vuoi il tempo, vuoi forse la pigrizia di alcuni protagonisti delle danzerecce consolle, nell’arco di un anno, il progetto della radio che trasmetteva andò a sfumare.

Bobby Solo

Cosa fare allora delle frequenze e cosa inventare per poter penetrare il mercato senza danneggiare le altre radio del gruppo? Roberto Zanella, l’editore che oggi è forte di sei emittenti sul territorio che va dalla Lombardia orientale al Triveneto, una mattina di Giugno del 1989, ebbe la classica lampadina che si accende  all’improvviso. Fu probabilmente guardando una sacca di vecchi vinili, accantonata da decenni, che ebbe l’ispirazione.

La raccolse e la portò in radio, chiedendo alla collaboratrice che ancora si barcamenava fra le poche musicassette coi mixati rimaste, di fare una virata totale sulla programmazione.
Via i ritmi in quattro quarti dei fumosi locali notturni dove si ballava dance, trance e compagnia cantante e su i 45 giri della vecchia borsa dimenticata in un angolo.
Di primo acchito, sembrava un voler curare un raffreddato togliendogli l’aspirina. Cosa c’entravano mai le oscurità dei Depeche Mode o le coinvolgenti sonorità afro con Rita Pavone, Gianni Morandi o Bobby Solo?
Nulla. Non c’entravano niente. E fu così che chi, al tempo, scorreva il tuning, fermandosi sui 91.850 Mhz, scoprì che i “tunz tunz” erano stati soppiantati da “Una rotonda sul mare” e “Cuore matto”.
Ad aumentare la sorpresa negli ascoltatori fu il fatto che sparirono gli stacchetti, non c’era nessuno che parlava al microfono e, soprattutto: come si chiamava questa nuova radio “fantasma”?
Già. Chi approdava sulla frequenza, ascoltava ininterrottamente, “H24” come va di moda dire oggi, i dischi dei “favolosi anni sessanta”. Nessuna presentazione, nessuna interruzione pubblicitaria. Niente della radio privata, come ancora si diceva al tempo. Musica e basta.
Durò poco più di una settimana, il tempo di testare l’effetto sul bacino di utenti. E, anche se allora non erano
adottati rilevatori elettronici sugli ascolti, la sorpresa per editore e collaboratori che macinavano centinaia di chilometri, entrando e uscendo da bar e negozi del nordest, fu grande. Quella musica piaceva. Era frequentissimo varcare la soglia di un esercizio pubblico e ascoltare i Dik Dik o Caterina Caselli, i Camaleonti o i Creedence Clearwater Revival.
Era tempo di dare un’identità alla radio “quella degli anni sessanta” (così la chiamava già la gente). Bisognava battezzare l’emittente, darle un nome.
Attenzione, però: la radio era attiva su una significativa fetta di territorio veneto, quindi non era il caso di darle un appellativo “localistico”, inoltre si era posizionata in un segmento di mercato così inabitato fino ad allora che non avrebbe potuto avere un nome banale. E, come per tutti i prodotti, oltre alla qualità, il nome è basilare per conquistare la più larga fetta di pubblico.
E allora, con la praticità di sempre, Roberto riunì i pochi collaboratori del tempo proprio allo scopo di nominare l’astro nascente delle radiotrasmissioni. Ne vennero fuori di ogni genere, da Vespino a Jukebox, da Graziosa a Gioiosa, da Scodella e Scoobidoo. Tutti nomi che, per carità, identificavano abbastanza bene il tipo di musica che si andava diffondendo. Ma… e se domani?
Se domani si avesse voluto espandere anche a qualche grande successo del momento? No, quei nomi non potevano andar bene. Ma ecco che, la persona giusta appare al momento giusto. Il solito genio napoletano. Un collaboratore partenopeo, nel Veneto da qualche tempo, fece presente che, nel capoluogo campano aveva appena chiuso i battenti per fallimento una radio che si chiamava “Birichina”, con la C e con la H. Beh, pensò Roberto, togliamo la terza lettera dell’alfabeto e la consonante muta e sostituiamole con una K.
Era il 10 Luglio 1989. Era nata una stella.
Era, ed è, Radio Birikina.