1969, L’ANNO DI WOODSTOCK

Quanti sarebbero corsi a Bethel per ascoltare i futuri grandi della musica suonare allo storico Festival di Woodstock?

Correva l’anno 1969 e precisamente il mese di agosto: 3 giorni (dal 15 al 18) di Pace e Musica Rock.

 

 

Woodstock era stato ideato come manifestazione di provincia tuttavia le cose andarono diversamente: raggiunsero la cittadina oltre 400.000 giovani (alcune fonti parlano di circa un milione di persone) per ascoltare trentadue musicisti e gruppi.

 

Ad organizzare l’evento furono Michael Lang, John P. Roberts, Joel Rosenman e Artie Kornfeld. Inizialmente Woodstock era parte di un’iniziativa commerciale poi, in un secondo momento, si optò per liberalizzare l’ingresso: in poco tempo vennero acquistati in prevendita più di 186.000 biglietti.

Bill Hanley venne chiamato come ingegnere del suono; per amplificare l’ambiente vennero installati gruppi di altoparlanti sulla collina e dietro il palco, vennero installati tre trasformatori volti ad alimentare l’apparato di amplificazione.

Quattro giorni di musica non stop; l’evento iniziò il 15 agosto alle 17.07 con Richie Havens, a cui seguirono Sweetwater, Bert Sommer, Tim Hardin, Ravil Shankar, Melanie, Arlo Guthrie e Joan Baez.

Alle 12.15 di sabato 16 agosto il pubblico iniziò la seconda giornata musicale in compagnia di Quill, seguito sa Country Joe McDonald, John B.Sebastian, Keef Hartley, Santana, Incredible String Band, Canned Heat, Grateful Dead, Creedence Clearwater Revival, Janis Joplin, Sly&The Family Stone, The Who e Jefferson Airplane.

Ad inaugurare la domenica fu Joe Cocker alle ore 14.00. Prima del suo numero “The Grease Band” aveva occupato il palco e allietato il pubblico con alcuni brani strumentali. A seguito di Cocker, Country Joe & The Fish, Leslie West/Mountai, Ten Years After, The Band, Johnny Winter, Blood Sweat And Tears e Crosby, Still, Nash & Young. A chiudere il Festival: Paul Butterfield Blues Band, Sha-Na-Na e Jimi Hendrix.

Nonostante le piogge torrenziali, i ritardi nelle scalette degli artisti, nessuno si mosse di lì, consapevoli di assistere ad un evento unico e che sarebbe passato alla storia. Ad accompagnare questa magica atmosfera musicale, la droga (in particolar modo Cannabis e LSD); “Ci fu la sperimentazione di ogni tipo di droga ma tra libero amore e pioggia battente potevamo costruire la nostra cultura e la nostra comunità, con la nostra musica, la nostra stampa, i nostri valori, miti e leggende, per creare una pazzia autenticamente nostra in cui l’autodisciplina e la cooperazione costituivano l’unica via possibile”, queste le parole del politico Jerry Rubin.

Secondo le fonti, in quei tre giorni non vi furono risse o litigi, due ragazzi morirono (uno per overdose ed uno schiacciato da un trattore mentre dormiva) e vennero concepiti due bambini.

Potremo oggi ripetere un Festival come quello di Woodstock? La risposta è palesemente negativa: Woodstock venne organizzato in poco tempo, senza predisposizione di servizi igienici, senza autorizzazioni, senza alcuna forma di sicurezza e possibilità di far rifornimento di cibo ed acqua; proprio questo ultimo aspetto fece in modo che Bethel divenisse una piccola comune autogestita.

Quello che indubbiamente rimane del Festival di Woodstock è il potere della musica, che unisce e che si è confermata come linguaggio universale.