La coperta della nonna

La coperta della nonna

Era un tutt’uno con il divano o magari copriva il lettone, per altri il suo vero e unico posto era la sedia a dondolo dove la nonna si rilassava con le gambe al calduccio. Insomma, in tutte le case – fino ad un paio di decenni fa – c’era almeno una “granny square”.

Se “granny” in inglese sta per nonna, “square” indica il suo aspetto inimitabile: variopinta, spessa e rigorosamente a quadrotti.

Questa coperta era il prodotto per eccellenza delle abili mani della nonna che sferruzzando faceva capolavori. Tanto per ripercorrere un po’ di storia di questo oggetto iconico, la sua origine risalirebbe ai primi dell’Ottocento quando nel Regno Unito si diffusero le coperte afgane, anche dette appunto “afghan blankets” provenienti dal Medio Oriente. Da lì si sarebbero sviluppate in granny blanket, per poi arrivare fino a noi con l’aspetto che conosciamo.

Solitamente una di queste passava da una mano all’altra tra le generazioni, ecco perché l’aspetto – per quanto bello e colorato – appariva sempre un po’ sgualcito. Il tempo per confezionarle era molto, anche per questo era un oggetto di cui non ci si disfava più. La lavorazione si faceva a ferri (o alcune addirittura a uncinetto) realizzando combinazioni di colori in base al gusto personale.

Ai nostalgici con un po’ di tempo a disposizione, si suggerisce di armarsi di matasse e gomitoli per riparare quella vecchia che non si usa più, o magari, per creare una nuova coperta della nonna, in onore dei vecchi tempi! Farne una è un gesto d’amore che poi si traduce in un oggetto simbolo di famiglia e calore domestico per antonomasia.