Il fotoromanzo

on 17 Dicembre 2014 in Sixties Cults

Cari amici di Radio Birikina,

chi di voi non ha almeno una volta, sfogliato una rivista di fotoromanzi? Oggi vogliamo parlare proprio di questi giornalini fatti di immagini.

Prima del fotoromanzo esisteva in in Italia una rivista denominata “Grand Hotel” i cui racconti erano soltanto disegnati, non veniva ancora utilizzata la fotografia.

Il primo fotoromanzo compare l’8 maggio 1947 ad opera di Cesare Zavattini e Damiano Damiani. La rivista “ Il mio sogno” era formata da dodici pagine in bianco e nero all’interno delle quali venivano presentate due puntate di fotoromanzi intervallati da altre rubriche. Il costo del giornale era di 20 lire.

I primi due fotoromanzi pubblicati erano “Nel fondo del cuore” e “Menzogne d’amore”.

A seguito di “Sogno” una diversa casa editrice crea la testata “Bolero”. Le eroine di questi scritti sono sempre giovani ragazze, povere, romantiche ma determinate; queste storie non sono la lettura della società del dopoguerra ma i sogni delle ragazze portati su carta. Negli anni ’50 si calcola che circolassero 1.600.000 copie di fotoromanzi.

Durante il decennio successivo, si afferma la casa editrice “Lancio” che esporta le sue produzioni anche in Francia e a New York.

Il fotoromanzo ha avviato la carriera di molti artisti divenuti poi famosi in tutto il mondo; alcuni esempi sono Sophia Loren, Franco Gasparri, Gina Lollobrigida, Sebastiano Somma, Antonio Migliacci, Barbara De Rossi.

A partire dagli anni ’80 la diffusione di questo genere comincia a scemare tuttavia, ancor oggi sul settimanale “Grand Hotel” e nelle testate proprietà della “Lancio” (“Letizia”, “Kolossal”, “Charme” e “Kiss”) vengono narrate alcune vicende amorose sotto forma di fotoromanzo.

Mary Poppins

on 13 Dicembre 2014 in Sixties Cults

Mary Poppins è un  film del 1964 diretto da Robert Stevenson, basato sulla serie di romanzi scritti da Pamela Lyndon Travers.

La trama narra la vita in una Londra del 1906.  Bert è un uomo tuttofare, è tra le altre cose un uomo-orchestra di strada. Una sua buffa esibizione viene interrotta dal vento dell’Est, che gli fa pensare che qualcosa di strano stia per accadere. Al numero 17 di Viale dei Ciliegi, George Banks, bancario, gestisce la propria casa come una banca pretendendo sempre che le cose funzionino perfettamente. Le improvvise dimissioni della governante Tata Ketty causate dai due vivaci figlioli, Jane e Michael, gettano casa Banks nella confusione. Banks fa pubblicare un annuncio sul  “Times” coi requisiti che una governante dovrebbe avere a suo parere.

Il giorno dopo, alle ore 8 in punto, una lunga fila di nuove governanti attende di essere esaminata dal signor Banks. Ma un forte vento alzatosi all’improvviso spazza via tutte le aspiranti lavoratrici: richiamata dalla bizzarra petizione dei due piccoli, pervenuta fino a lei attraverso il camino, ecco che scende dal cielo con un ombrello una giovane donna dotata di poteri magici. È la supergovernante Mary Poppins.

Durante il periodo di prova, con grande gioia di Jane e Michael, capiteranno ogni sorta di avventure : giochi fantastici, come “Chi ben comincia è a metà dell’opera”, viaggi nei disegni urbani di Bert e una volta tornati a casa i due bimbi verranno cullati dalla ninna nanna magica di Mary Poppins. I bambini si affezionano molto alla tata e vorrebbero che lei restasse con loro per sempre, ma Mary Poppins fa loro presente che dovrà andarsene quando cambierà il vento.

Un giorno, su consiglio della tata, il signor Banks porta con sé i bambini al lavoro in banca; durante il tragitto, i bambini ed il papà incontrano presso la Cattedrale la signora dei piccioni, di cui Mary Poppins aveva loro parlato. Michael vorrebbe donarle i 2 penny da lui risparmiati, ma il padre lo trascina in banca e cerca di convincerlo a depositare lì il suo denaro. Spaventati da quel mondo avido, i bambini scappano tra lo scompiglio generale. Fortunatamente incontrano Bert, che lavora come spazzacamino, e saranno da lui riaccompagnati a casa.

Una volta a casa, i bambini scopriranno che la disavventura alla banca quel mattino è culminata nel licenziamento del signor Banks. Paradossalmente in tale situazione egli impara quale sia il giusto tono della quiete e della serenità: tutto si sistemerà nel migliore dei modi per la famiglia Banks, che ritrova gioia e affetto. Il vento è cambiato e mentre Jane e Michael corrono a far volare un aquilone, Mary Poppins perfetta sotto ogni aspetto torna da dove è venuta.

Il personaggio protagonista indiscusso è Mary Poppins, la straordinaria bambinaia piovuta dal cielo. I co-protagonisti sono Jane e Michael, i due bambini considerati ‘pestiferi’ dei quali Mary si prende cura, e Bert, il divertente spazzacamino amico di Mary che la fa viaggiare insieme ai bambini con la fantasia attraverso i suoi disegni col gesso. La madre dei bambini, la signora Banks, riflette com’era la situazione delle donne al tempo delle suffragette che troverà poi conclusione nel 1908 con l’estensione del diritto di voto anche alle donne. Il Sig. Banks rappresenta il modello tradizionale di padre austero, presente solamente per l’educazione rigorosa dei figli, ma assente dal punto di vista affettivo, incapace com’è di capire la mancanza delle sue attenzioni nei confronti dei figli.

La colonna sonora del film “Mary Poppins” è stata composta da Richard M. Sherman, Robert B. Sherman e Irwin Kostal, ha raggiunto la prima posizione nella Billboard 200 per 14 settimane ed è stata vincitrice di un Oscar, un Golden Globe di un Grammy Award nel 1965. Il film Mary Poppins è stato pubblicato sia in VHS che in DVD. La VHS uscì in diverse edizioni e riedizioni con copertine quasi sempre diverse tra loro. Nel 1998 in occasione del 35º anniversario del film la VHS di “Mary Poppins” fu distribuita anche in un cofanetto a tiratura limitata. ”Mary Poppins” è stato anche uno dei primi film Disney ad essere stato distribuito in DVD nel 1999, oggi questa edizione è decisamente molto rara. Nel 2004 il film è uscito anche in una edizione speciale DVD a due dischi e, in occasione del 40º anniversario del film, la pellicola è stata completamente restaurata in digitale.

La fortuna dei Rayban

on 11 Dicembre 2014 in Sixties Cults

Tra gli oggetti dei mitici anni ’50-’90 non possiamo dimenticare gli occhiali da sole del marchio Ray-Ban! Anche voi ne avete avuto almeno un paio?

L’idea di questi occhiali a forma di goccia nasce nel 1920 da un progetto appositamente studiato per gli aviatori che dovevano volare a quote molto elevate. Il primo brevetto del 1937 venne chiamato “Ray-Ban Anti-glare” ovvero anti abbaglio, costituito da una montatura molto leggera e le lenti di vetro minerale. Durante la seconda guerra mondiale questo genere di occhiali veniva regalato insieme alla divisa a ciascun aviatore, tanto che l’occhiale fu ribatezzato “Ray- Ban Aviator”.

L’originalità e il design particolare di questi lenti debuttarono anche ad Hollywood negli anni ’50, facendole divenire popolari e di tendenza; in questo periodo altre case ottiche producono modelli molto simili, alcuni esempi: la Persol crea il “Wayfarer” o il marchio Caravan che lancia nel 1957 una tipologia simile ai Ray-Ban ma con lenti squadrate.

Durante il decennio successivo il sistema ottico viene prodotto anche per le donne. Negli anni ’70 il mito prosegue grazie alla cantante Cher che lancia il primo Ray-Ban da vista.

Raggiungiamo gli anni ’80 e precisamente facciamo un salto nel 1986, anno in cui nelle sale cinematografiche debutta il film con Tom Cruise, “Top Gun”. Pensate che questa pellicola porta un aumento del 40% sulle vendite di questo tipo di occhiale da sole.

Ancor oggi i Ray-Ban restano un modello largamente usato da adulti,da adolescenti e perfino da alcuni personaggi dello spettacolo come ad esempio la cantante Katy Perry.

Canzonissima

on 8 Dicembre 2014 in Sixties Cults

Quanti di voi guardavano la trasmissione televisiva “Canzonissima”? Oggi, attraverso un po’ di storia, vogliamo farvi ricordare quella memorabile trasmissione.

 

“Canzonissima” era un programma di varietà in cui, allo spettacolo di comici, soubrette, ballerini si alternavano canzoni, tra loro in competizione.
La trasmissione era abbinata alla “Lotteria di Capodanno”, che in un secondo momento verrà ribattezzata “Lotteria Italia”. Forse non tutti sanno che la trasmissione nacque nel 1956 in radio con il nome “Le canzoni della fortuna”.

Nel 1957 gli autori Lino Procacci e Gianfranco Bettetini decidono di portare il programma alla RAI.
La trasmissione consisteva in una gara canora alla quale il pubblico partecipava esprimendo il proprio giudizio, attraverso le apposite cartoline-voto vendute insieme ai biglietti della lotteria. Il programma venne riproposto fino al 1975. Una delle edizioni più fortunate fu quella affidata a Delia Scala, affiancata da Paolo Panelli e Nino Manfredi.

Ricordate l’edizione del 1959 condotta da Dario Fo e Franca Frame?
Fu la più turbolenta: la settima puntata i conduttori lasciarono gli studi, a causa di alcuni diverbi, mezz’ora prima della messa in onda; i cantanti vennero presentati da uno speaker.

Dal 1963 al 1968 il format continuò ma la trasmissione cambiò il proprio nome prima in “Gran Premio” poi “Napoli contro tutti”, “ La prova del nove”, “Scala Reale” e “Partitissima”.
La denominazione “Canzonissima” ritornò alla fine degli anni ’60 con Mina, Walter Chiari e Paolo Panelli. Ma una delle edizioni rimasta nel cuore di molti italiani fu quella del 1970, con protagonisti Raffaela Carrà e Corrado. Sarà sempre la “Raffa nazionale” a chiudere le ultime edizioni di “Canzonissima”.

Possiamo dire che la maggior parte dei cantanti amati da noi Birikini, abbiano esordito sul palco di questa nota trasmissione; tra questi: Nilla Pizzi che nel 1958 vinse con il brano “L’Edera”, Tony Dallara che prese parte a più edizioni, Gianni Morandi, che si aggiudicò il primo premio nel 1969 con “Ma chi se ne importa”; la stessa fortuna travolse Massimo Ranieri che nel 1970 presentò “Vent’anni” e nel 1972 “Erba di casa mia”.

Arpanet: l’antenato di Internet

on 5 Dicembre 2014 in Sixties Cults

Mai sentito parlare di internet? Con ogni probabilità, per leggere questo articolo lo state usando.
Ma vi siete mai chiesti dove e quando nasce questo strumento che ogni giordo utilizziamo?

ARPANETscritto anche ARPAnet o Arpanet, fu una rete di computer studiata e realizzata nel 1969 dal DARPA, responsabile per lo sviluppo di nuove tecnologie ad uso militare. Si tratta della forma per così dire embrionale dalla quale poi nel 1983 nacque Internet.

Arpanet fu pensata per scopi militari statunitensi durante la guerra fredda, ma paradossalmente ne nacque uno dei più grandi progetti civili : una rete globale che collega tutta la Terra. Nel 1958 il Governo USA decise di creare un istituto di ricerca denominato ARPA e il suo compito era ambizioso : cercare soluzioni tecnologiche innovative. Fra gli incarichi dell’Agenzia c’era quello di trovare una soluzione alle problematiche legate alla sicurezza e alla disponibilità di una rete di telecomunicazioni.

Il progetto fu sviluppato negli anni Sessanta in piena guerra fredda con la collaborazione di varie università americane, e, secondo molte fonti, aveva lo scopo di costruire una rete di comunicazione militare in grado di resistere anche ad un attacco nucleare su vasta scala. Per tutti gli anni Settanta ARPAnet continuò a svilupparsi in ambito universitario e governativo, ma dal 1974, con l’avvento dello standard di trasmissione TCP/IP il progetto della rete prese ad essere denominato Internet.

È negli anni Ottanta, grazie all’avvento dei personal computer, che un primo grande impulso alla diffusione della rete al di fuori degli ambiti più istituzionali e accademici ebbe il suo successo, rendendo di fatto potenzialmente collegabili centinaia di migliaia di utenti. Fu così che gli utenti istituzionali e militari cominciarono a rendere partecipi alla rete i membri della comunità scientifica, che iniziarono così a scambiarsi informazioni e dati, ma anche messaggi estemporanei ed a coinvolgere, a loro volta, altri utenti comuni. Nacquero in questo modo, spontaneamente, l’e-mail, i primi news group e di fatto una rete : Internet.

 

Nel 1983 ARPA esaurì il suo scopo, lo stato chiuse l’erogazione di fondi pubblici, la sezione militare si isolò, necessitando di segretezza assoluta a protezione delle proprie informazioni, e nacque perciò MILNET. Con il passare del tempo, l’esercito si disinteressò sempre più del progetto, che rimase sotto il pieno controllo delle università, diventando un utile strumento per scambiare le conoscenze scientifiche e per comunicare.

In seguito, nei primi anni Novanta, con i primi tentativi di sfruttamento commerciale,  ebbe inizio il vero boom di Arpanet, nel frattempo rinominata Internet, e negli stessi anni nacque una nuova architettura capace di semplificare enormemente la navigazione : il World Wide Web. ARPANET fu la prima rete a commutazione di pacchetto del mondo.

La commutazione di pacchetto, ora base dominante della tecnologia usata per il trasferimento di voce e dati in tutto il mondo, era un concetto nuovo e importante nelle telecomunicazioni. Mediante questa tecnica, i messaggi e le informazioni sono suddivisi in pacchetti dati di lunghezza fissa e ogni singolo pacchetto diventa un’unità a sé stante, capace di viaggiare sulla rete in modo completamente autonomo. Le informazioni che essi convogliano al loro interno sono sufficienti per ricostruire, una volta arrivati a destinazione, l’esatto messaggio originale.

La sostanziale differenza con Internet è che quest’ultima si compone di migliaia di singole reti, ciascuna che raccoglie a sua volta un numero più o meno grande di host. Il sistema di connessione può essere vario : fibra ottica per le grandi distanze, cavo coassiale e doppino telefonico, satellite, onde radio, raggi infrarossi. Si tratta di un mondo in continua trasformazione, ma nel suo insieme lo spazio Internet è sempre disponibile e la sua esistenza non dipende dall’iniziativa di una singola azienda oppure di un singolo governo.

 

 

Grease

on 5 Dicembre 2014 in Sixties Cults

Quanti di voi almeno una volta hanno ballato sulle note delle canzoni di “Grease”, magari imitando i passi di John Travolta?

Impossibile non farsi travolgere da uno dei musical, ancor oggi, tra i più conosciuti ed applauditi!

Nella cornice degli anni ’50, Danny Zuko, leader di una banda di studenti scapestrati, incontra Sandy Olsson, una giovane, ingenua e dolce ragazza di origine australiana e i due si innamorano. Il tutto accade durante le vacanze estive ma, una volta terminato il periodo di gioia i due sono costretti a salutarsi, probabilmente per sempre. Ma i piani di Sandy cambiano e la ragazza si iscrive alla stessa scuola di Danny dove fa amicizia con un gruppo di ragazze denominate “Pink Ladies”.
Sia Sandy che Danny parlano dell’amore che ha colto entrambi durante il periodo vacanziero. Rizzo, leader delle “Pink Ladies”, decide di organizzare un incontro tra la banda dei ragazzi e quella delle ragazze; è in quest’occasione che i due protagonisti si incontrano di nuovo e decidono di riallacciare i rapporti.

Non mancano le complicazioni sia a causa della rivalità sia dei due gruppi giovanili, sia per la presenza di un altro gruppo (“Scorpions”). Tra tutti i personaggi del film nascono equivoci e competizioni volte a far crescere i componenti delle diverse bande. Non poteva mancare il lieto fine tra i due innamorati che nonostante le diversità, comprendono di essere fatti l’uno per l’altra.

Grease, film diretto nel 1978 da Randal Kleiser riconferma John Travolta, già protagonista ne “La febbre del sabato sera”, come ballerino ed interprete di talento. Il film ha ricevuto ben cinque nomination al Golden Globe del 1979. Ancora oggi il film, il musical stesso con tutte quelle vivaci canzoni fanno sognare milioni di persone; è un ottimo rimedio per chi vuole rivivere i mitici anni ’50 e per tutti i romanticoni…

Chissà chi lo sa

on 1 Dicembre 2014 in Sixties Cults

Chissà chi lo sa?’ è stata una trasmissione televisiva trasmessa su RAI 1, presentata da Febo Conti con la regia di Cino Tortorella, che ne era anche l’autore. Andava in onda il sabato pomeriggio a partire dalle 17:45 ed era ripresa dagli studi della Rai di Corso Sempione a Milano. A più riprese, Tortorella fu sostituito alternativamente in cabina di regia da Beppe Recchia, Maria Maddalena Yon, Francesco Dama ed Eugenio Giacobino.

Il copione prevedeva un telequiz nel quale si svolgeva la sfida tra due squadre di sei o sette ragazzi ciascuna, provenienti da due scuole medie italiane, che gareggiavano nel rispondere agli indovinelli e alle sfide di cultura elementare, proposti dal conduttore. Il premio per la squadra vincitrice era costituito da un’enciclopedia che veniva assegnata alla scuola di provenienza della squadra vincitrice ; l’enciclopedia era introdotta in scena da un rudimentale carrello mobile non accompagnato ma spinto da un motore. La scuola vincitrice si ripresentava nella puntata successiva per una nuova sfida con un’altra scuola.

Il gioco, in cui l’ingresso delle squadre era accompagnato dalla frase : “Squillino le trombe, entrino le squadre”, era spezzato dall’intervento di alcuni ospiti, solitamente almeno una esibizione di un artista noto del periodo, ed un incontro con un adulto affermatosi nel suo campo professionale, che spiegava ai ragazzi i segreti per intraprendere la sua carriera lavorativa. Tra gli ospiti si ricordano Fabrizio De André che presentò “La canzone di Marinella”, Arthur Brown che con un braciere acceso in testa cantò “Fire”, Herbert  Pagani con “Cin cin con gli occhiali”, Gino Bramieri, Paolo Villaggio e moltissimi altri.

 

La prima puntata andò in onda il 19 luglio 1961 e il programma proseguì fino alla primavera dell’anno successivo, anche con alcune puntate trasmesse da Napoli e condotte da Achille Millo. Dopo tre anni di sospensione, dal 4 gennaio 1966 il gioco ripartì ed ebbe un tale successo da essere riconfermato per altre 6 stagioni consecutive, fino al giugno 1972, divenendo una delle trasmissioni più longeve della RAI.

Neil Armstrong

on 24 Novembre 2014 in Sixties Cults

Neil Armstrong è stato un astronauta statunitense e il primo uomo a posare piede sulla Luna il 20 luglio del 1969. Armstrong entrò a far parte del NASA Astronaut Corps nel 1962. Il suo primo volo spaziale fu in qualità di comandante nella missione Gemini 8 ed è stato uno dei primi civili a diventare astronauta; durante questa missione, Armstrong  effettuò il primo aggancio fra due navi spaziali in orbita.

Già nel 1958 Armstrong fu inserito nel programma statunitense con il quale gli americani si prefiggevano di sconfiggere i sovietici nella corsa allo spazio. Nei mesi successivi all’annuncio della formazione di una nuova squadra di aspiranti astronauti, Armstrong era molto preso dalla prospettiva di partecipare al Programma Apollo per le nuove frontiere dell’astronautica che la sfida avrebbe aperto.

Donald Kent Slavton chiamò Armstrong il 13 settembre del 1962 chiedendogli se fosse interessato ad unirsi al gruppo di astronauti della NASA e Armstrong rispose affermativamente. La selezione fu mantenuta segreta per i tre giorni successivi, anche se indiscrezioni sui giornali davano da tempo Armstrong già selezionato come il primo astronauta civile, e così fu. Ad ogni modo, Armstrong non sarebbe diventato il primo astronauta civile a volare nello spazio, poiché i sovietici lo anticiparono con la Vostok 6, inviando in orbita Valentina Tereskova, una operaia e paracadutista amatoriale, il 16 giugno del 1963.

La sua seconda e ultima missione spaziale lo vide comandante dell’Apollo 11, che realizzò il primo allunaggio con uomini a bordo. Nella missione, insieme a Buzz Aldrin, Armstrong effettuò un’attività extraveicolare sul suolo lunare per due ore e mezza, mentre il terzo membro dell’equipaggio, Michael Collins, era rimasto in attesa in orbita intorno alla Luna. Al ritorno sulla Terra, ad Armstrong, così come ai suoi due compagni di missione Collins e Aldrin, fu conferita la Medaglia Presidenziale della Libertà dal presidente Richard Nixon.

Sulla cima della scala comunicò: «Sto scendendo dal LEM ora». Posò il piede sinistro sull’ultimo scalino alle 2:56 UTC del 21 luglio 1969, pronunciando la storica fraseThat’s one small step for (a) man, one giant leap for mankind” – “Questo è un piccolo passo per l’uomo, un gigantesco balzo per l’umanità”. Armstrong aveva scelto questa frase dopo averci pensato durante il lancio e nelle ore successive all’allunaggio. La discesa dalla scaletta del Modulo lunare fu trasmessa in diretta da “Voice of America” negli Stati Uniti e, attraverso la BBC in altre stazioni, in tutto il mondo. Si è stimato che l’ascolto globale del momento dello sbarco fosse di almeno 450 milioni di persone, su una popolazione mondiale totale di 3 miliardi e 631 milioni.

Negli Stati Uniti così come nel resto del mondo, ci sono varie strade, scuole ed edifici a lui intitolati; tra questi, la nuova ala di Ingegneria della Purdue University, intitolata a  “Neil Armstrong Hall of Engineering” ; il “Neil Armstrong Air and Space Museum” a Wapakoneta, sua città natale, e l’aeroporto di “New Knoxville” in Ohio, dove prese la sua prima lezione di volo.

Diabolik

on 14 Novembre 2014 in Sixties Cults

Diabolik’ è un personaggio dei fumetti creato nel 1962 da Angela e Luciana Giussani. Le sue avventure furono pubblicate dalla casa editrice milanese Astorina. Il personaggio nacque da un’idea di Angela Giussani che, osservando tutti i giorni i pendolari che transitavano per la Stazione di Milano, ebbe l’intuizione di realizzare un fumetto con un formato tascabile. Per capire i gusti dei suoi potenziali clienti, Angela condusse un’indagine di mercato da cui scaturì che molti in viaggio leggevano romanzi gialli. Nasce così il ‘formato Diabolik’, poi ripreso da molte altre pubblicazioni del genere.

Il primo numero, uscito il 1º novembre 1962 portava il titolo “Il re del terrore”. Diabolik è un ladro spietato e quasi sempre vincente. Fidanzato inizialmente con Elisabeth Gay,nel terzo numero della serie incontra la bellissima Eva Kant, che diventerà la sua compagna di vita. Non si fanno scrupoli morali, in quanto spesso le vittime sono ricche famiglie, banche o altri personaggi che si sono arricchiti in modo illecito. Il ricavato serve per vivere una vita agiata e per finanziare i nuovi e sofisticati metodi per le future rapine, spesso tecnologicamente al limite dell’irreale, ma di grande impatto visivo.

 

 

 

L’incontro di Diabolik con Eva ammorbidirà nei successivi numeri il carattere, pur sempre forte, del “re del terrore”, che da spietato ladro assassino diventerà un personaggio via via più umano, contraddistinto da un suo particolare senso morale. Eva Kant diviene via via meno sottomessa al partner, e il suo aiuto si rivela indispensabile e apprezzato per il protagonista.


Il nome anagrafico di Diabolik è tuttora ignoto, egli è l’unico sopravvissuto di un naufragio, ritrovato su una scialuppa alla deriva al largo di un’isola popolata da alcuni pescatori e dai membri della banda criminale del potentissimo boss del crimine King. Il boss non vedendo nessuna minaccia nel ragazzo decise di non eliminarlo accettando che crescesse sull’isola accudito un po’ da tutti i membri dell’organizzazione che si riferivano a lui chiamandolo semplicemente “Il ragazzo”.

Diabolik trascorre i primi 22 anni della sua vita sull’isola di King dimostrando fin da piccolo un’intelligenza prodigiosa. Il ragazzo fu apprezzato da tutti e tutti gli insegnano qualcosa: da Dempur impara a tagliare pietre preziose e a riconoscere i falsi a vista d’occhio, dall’ingegner Suanda apprende i segreti del mondo dei motori ma soprattutto grazie allo scienziato Wolf si appassiona alle scienze, in particolare la chimica in cui dimostra un talento unico. Durante la sua adolescenza “il ragazzo” sente parlare dell’esistenza nella jungla di una terribile pantera nera chiamata Diabolik che terrorizza i pescatori e i membri della banda. Il ragazzo vuole vedere l’animale con i propri occhi ma è scoperto da uno scagnozzo di King mentre si addentra nella zona proibita, per farlo tacere. il futuro criminale. commette il primo omicidio della sua vita, riuscendo a realizzare una messa in scena per fare in modo che l’omicidio sembri opera della pantera. 

Dopo aver derubato ed ucciso King il ragazzo scappa dall’isola ma è rintracciato dagli uomini della banda, desiderosi di vendicare il loro capo. Dopo una dura colluttazione fu salvato da un contrabbandiere di nome Ronin, che notando le potenzialità del giovane gli offre di entrare a far parte della propria scuola, luogo dove vige una rigida disciplina che tempra i migliori soldati e assassini mercenari del pianeta. Nella scuola il ragazzo adotta definitivamente il nome di Diabolik. In quel periodo gli furono insegnate numerose tecniche che in seguito faranno parte della sua attività, come i mille trucchi che utilizza per seminare i nemici e il lancio del pugnale.

Poco tempo dopo la scuola fu distrutta e tutti gli allievi e i maestri, compreso Ronin, furono uccisi da Walter Dorian, un criminale di Clerville sosia di Diabolik. Diabolik, unico sopravvissuto, lo ucciderà, in apparenza, e s’impossesserà della sua Jaguar e di tutte le sue proprietà, assumendo l’identità di Dorian. Avendo perso l’unico amico della sua vita Diabolik abbandona la scuola e inizia la sua carriera in Oriente. Qui avvenne il primo incontro tra lui e Ginko. L’ispettore, sulle tracce di trafficanti di droga, avrà il primo faccia a faccia col criminale e in quel momento inizierà la loro eterna sfida. Poco tempo dopo, Ginko lo catturerà ma, proprio grazie alle sue maschere, Diabolik fuggì subito dopo.

Il primo colpo, raccontato nel primo episodio della serie, ‘Il re del terrore’, vede come vittime la famiglia Garian. Con un abile gioco di maschere e intrighi, Diabolik rovina l’intera nobile casata. Farà la prima apparizione Gustavo Garian, che nei primi numeri sarà una sorta di assistente di Ginko. Nel primo numero conosciamo anche Elisabeth Gay, la prima ragazza di Diabolik, bella ma molto ingenua, che crede che il suo amante sia un ricco uomo d’affari.

Lady Kant appare per la prima volta nel 1963, nel terzo numero della testata e trova subito in Diabolik il compagno di vita ideale; presto si imporrà stabilmente nelle pubblicazioni, scardinando lo stereotipo del “criminale solitario” che inizialmente andava delineandosi. Diabolik e Eva sono dei ladri molto sofisticati, padroni di un preciso e personale codice morale, ma non appartengono alla categoria dei ladri gentiluomini. Uccidono per impossessarsi delle fortune altrui, ma ,potendo, evitano i delitti narcotizzando le loro vittime con qualcuna delle diavolerie inventate da Diabolik.

Allo stesso modo si è evoluto il personaggio di Eva: nelle prime storie la donna aveva un ruolo decisamente subalterno a Diabolik, e spesso era ritratta mentre si disperava per essersi trovata in una vita da incubo. In un albo, Diabolik arriva addirittura a tentare di strangolarla dopo una sua disobbedienza. Col tempo però il rapporto uomo-donna e di partnership tra Diabolik ed Eva è divenuto via via di perfetta uguaglianza.

 

Il duo romantico e criminale è in lotta perenne con l’ispettore Ginko, e anche se a volte costui riesce a catturarli, essi riescono sempre a farla franca grazie a ingegnosi trucchi e straordinarie fughe spesso a bordo della famosa Jaguard E-Type, o evasioni che si svolgono anche grazie alle famose maschere, così perfette da ingannare chiunque; con tali maschere Diabolik ed Eva Kant riescono ad assumere le sembianze più disparate.

 

Le avventure inedite di Diabolik sono pubblicate anche oggi mensilmente, a 50 anni di distanza dalla prima uscita. I primi numeri sono oggetto di culto da parte dei collezionisti. Le sue storie, smussate dal cambiare dei tempi e delle mode affascinano

 

Martin Luther King

on 10 Novembre 2014 in Sixties Cults

Martin Luther King è stato un pastore protestante e leader dei diritti civili.  Il suo nome è accostato, per la sua attività di pacifista, a quello di Gandhi, il leader della non violenza, della cui opera King è stato uno studioso.

Unanimemente riconosciuto apostolo instancabile della resistenza non violenta, eroe e paladino dei reietti e degli emarginati, “redentore dalla faccia nera”, Martin Luther King si è sempre esposto in prima linea affinché fosse vinto, nella realtà americana degli anni Cinquanta e Sessanta, ogni tipo di pregiudizio etnico. Ha predicato l’ottimismo creativo dell’amore e della resistenza non violenta, come la più sicura alternativa sia alla rassegnazione passiva che alla reazione violenta. Le prime campagne di King erano incentrate sull’abolizione di quel sistema di norme segregazioniste vigenti in particolare negli stati del Sud degli USA.

 

King incontrò John F. Kennedy  il  23 giugno del 1960, Kennedy lo rassicurò, affermando che riteneva fondamentale la questione del diritto al voto e che era favorevole da sempre ai diritti civili. Nel 1963 la folla poté assistere alla stretta di mano tra Kennedy e i leader della SCLC e al celebre discorso “I have a dream” di King, preparato poche ore prima di quella stessa giornata, che divenne il discorso-simbolo della marcia ed uno dei più famosi della storia oratoria americana.

Dopo essere tornato dal suo viaggio da Oslo dove il 10 dicembre 1964 ricevette il Nobel per la Pace, nel discorso tenutosi al banchetto celebrativo ad Atlanta, il 27 gennaio 1965 affermò che se si fosse ritirato, una volta ottenuto il massimo riconoscimento, si sarebbe ritirato all’apice della sua azione.

Martin Luther King giunse a Menphis il 3 aprile 1968. Dopo la marcia, rientra al Lorraine Motel. Nella sua stanza, la 306, situata al secondo piano, assieme ai suoi cerca di organizzare un nuovo corteo per uno dei giorni successivi. Alle 18:01 King uscì sul balcone del secondo piano del motel, dove venne colpito da un colpo di fucile di precisione alla testa. Fu accertato che lo sparo proveniva dalla stanza della pensione Bessie Brower, che si trovava di fronte a quella dove si riposava il pastore. La stanza era registrata a nome di John Willard che si rivelerà essere uno pseudonimo utilizzato da James Earl Ray. L’uomo fu arrestato l’8 giugno mentre cercava di lasciare il l’Inghilterra con un falso passaporto con il nome di Ramon George Sneyd.

King, in America, come Gandhi in India, organizzò una protesta pacifica, senza armi, soprattutto basandosi sul dialogo, ottenendo anch’egli grandi risultati. Applicò i principi della non violenza riscuotendo grandi successi, grazie anche ad una strategica preparazione dei metodi, dei luoghi e dei momenti di protesta, in modo da massimizzare la loro visibilità. “I have a dream”  è il titolo del discorso tenuto da Martin Luther  a Washington, al termine di una marcia di protesta per i diritti civili : in esso esprimeva la speranza che un giorno la popolazione di colore avrebbe goduto degli stessi diritti dei bianchi. Questo discorso è sicuramente uno dei più famosi del ventesimo secolo, ed è diventato simbolo della lotta contro il razzismo negli USA.